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VI: Pozza di Fassa - Pèra - Val Giumela - Sas de Père da Fech - Zipolon - Buffaure - Pozza di Fassa (a piedi)
Nella precedente
gita alla Cima di Canzenagol avevo già capito che, almeno per
un po', le condizioni meteorologiche sarebbero rimaste fra il
variabile e il perturbato. E infatti, due giorni dopo l'ultima
uscita, il cielo di prima mattina non è proprio sereno. Devo
quindi scegliere un itinerario non troppo lungo e che, almeno
nella sua seconda metà, offra punti di ricovero. Il Sas de Père
da Fech è una boscosa e panoramica altura che sovrasta la media
Val di Fassa, il cui toponimo è dovuto alla parete rocciosa
sottostante la vetta, dalla quale si ricavano (ma con ogni probabilità
è più corretto dire si ricavavano...) pietre focaie. L'escursione
è priva di qualunque difficoltà tecnica e neppure troppo lunga,
sebbene vi siano da superare circa 800 metri di dislivello.
Lasciata la macchina a Pozza, anziché affrontare l'ascesa direttamente
dalla zona del Buffaure decido di programmare una gita ad anello,
così da rendere più varia la mia giornata. Proseguo dunque in
piano lungo la ciclabile fino a Pèra, dove a un incrocio è ben
segnalata la deviazione a destra verso la Val Giumela. A dire
il vero conoscevo già tale valle avendola percorsa in discesa
due anni prima, rientrando dal crinale del Sas de Adam; però
adesso la devo fare in salita, e le sensazioni che ne ricavo
sono ovviamente diverse. La pendenza è quasi sempre considerevole
e forse proprio per questo incontro pochissimi escursionisti.
Non si può che rimanere sbalorditi e appagati dal fatto che,
in un territorio a così alta concentrazione turistica come la
Val di Fassa, esistano ancora degli angoli incontaminati in
cui rifugiarsi. Ma, come riferirò più avanti, qui le cose stanno
purtroppo cambiando... La mia progressione è regolare e senza
troppe soste, anche perché le nuvole vanno rapidamente accumulandosi.
Incontro e supero altri gitanti, fra cui una giovane madre con
relativi figli al seguito, che mi domanda un po' preoccupata
se manca molto al bivio per il Buffaure. Carta alla mano, la
rassicuro: siamo già abbastanza in alto, quindi non dovrebbe
esserci troppa strada. L'accento mi sembra familiare, per cui
azzardo la solita domanda: "Toscana?...". "Sì, di Pontedera!"
è la risposta, confermandomi che queste valli dolomitiche, almeno
d'estate, si trasformano in una sorta di succursale della mia
regione di residenza. Saluto e proseguo. La verdeggiante Val
Giumela via via si apre in un'amena conca punteggiata di numerose
baite; trascurato a destra il bivio per il Buffaure, dopo pochissima
strada trovo sulla sinistra la deviazione "Per la croce", che
è appunto quella che devo imboccare.
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La riposante conca della Val Giumela
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Crocifisso lungo la Val Giumèla; sullo sfondo il Sas de Père da Fech
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Le tracce portano su dei bei pianori erbosi, prima dell'ultima salita che approda sull'alberata cresta sommitale. Il comodo sentiero la percorre per intero, terminando bruscamente laddove è stata posta la croce che domina la Val di Fassa. Al di sotto, la "parete delle pietre focaie" precipita quasi verticale. Guardo l'orologio: ho impiegato un paio d'ore, e forse anche qualcosa meno. Approfitto di una panchina per riposarmi e mangiare; poco lontano da me noto che c'è addirittura una graticola metallica per cuocersi la carne o farsi la polenta, ma il menu nel mio zaino non prevede l'utilizzo di tale accessorio. Ah, non vi ho mai rivelato cosa consumo in gita, e allora lo faccio adesso. Abitualmente mi porto dietro affettati (prosciutto, mortadella o salame) e formaggi (emmenthal, leerdammer o grana), che mangio a morsi insieme con dei crostini di pane al sesamo. Importante è poi la frutta di stagione (pesche, albicocche o uva) e una tavoletta di cioccolato al latte, che utilizzo come 'energetico' nel corso della giornata. Da bere, un litro d'acqua e mezzo litro di tè alla pesca o al limone. Assolutamente MAI bevande alcoliche! Tornando alla panchina sul Sas de Père da Fech, la sua posizione è davvero strategica: il colpo d'occhio sulla bassa e media Val di Fassa è indimenticabile, e ancor più quello sul gruppo del Catinaccio, in particolare sui dirimpettai Dirupi di Larsec. Purtroppo il cielo va ulteriormente ingrigendosi: si tratta di nuvoloni abbastanza alti che non dovrebbero provocare violenti temporali, però capisco che di lì a poco potrebbe piovere. La mancanza di sole mi consiglia di coprirmi adeguatamente; scatto alcune foto, ma ben presto cominciano a cadere le prime gocce. E' una fragile, tranquilla pioggerella che non mi infastidìsce, e che anzi dona nuovi colori e nuovi suoni al bosco circostante, e che mi fa tornare alla mente quella poesia sublime che è "La pioggia nel pineto" di Gabriele D'Annunzio.
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In vetta al Sas de Père da Fech; sullo sfondo il gruppo della Vallaccia
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La croce in vetta al Sas de Père da Fech, in un cielo da tregenda...
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Firmo il libro di vetta, poi riprendo il cammino. Il soave picchiettio delle gocce nel sottobosco ricco di mirtilli mi riempie di pace interiore. L'episodio è comunque breve, e dopo poco cessa. Ripercorro la cresta alzandomi nuovamente di quota (i 2125 metri della vetta 'geografica' non corrispondono infatti al punto della croce), poi mi ritrovo sulle praterie sottostanti; raggiunto il bivio per il Buffaure, stavolta lo imbocco. Fatte poche centinaia di metri, sento un rumore di mezzi pesanti al lavoro. Proviene dalla parte alta della Val Giumela: ebbene, comprendo subito che si sta purtroppo già perpetrando uno scempio annunciato. Grosse ruspe stanno infatti stravolgendo un'ampia porzione di territorio, così da favorire gli "sportivi" dello sci da discesa, creando un unico, demenziale 'carosello' con la zona del Ciampac... Un lettore del mio sito mi aveva già avvertito, lo scorso inverno, che era ormai alle porte tale distruzione, ma in cuor mio avevo sempre sperato che il progetto non sarebbe mai diventato esecutivo. A quanto pare, invece, l'imbecillità umana non ha limiti, e così non resta che rassegnarci all'irrimediabile massacro di una delle ultime zone incontaminate della Val di Fassa! Il mio umore si fa nero, proprio come il cielo sopra di me. Mentre sto salendo verso il Buffaure, ricomincia a piovere, e stavolta l'intensità è maggiore rispetto a prima. Tiro fuori l'ombrello tascabile e continuo a camminare. Giungo davanti a un bivio per la Val Giumela: sul relativo cartello un'ignota mano ha provveduto a scrivere a penna ROVINATO DAI MERCANTI. Non posso che essere completamente d'accordo!
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Cespugli di mirtilli sul crinale del Sas de Père da Fech
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L'emblematico cartello che ben descrive la situazione della Val Giumela
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La salita verso l'altopiano del Buffaure mi impegna ancora per poco. Prima di arrivare alla zona dei rifugi, però, noto una deviazione che indica il punto panoramico dello Zipolon. Considerando che la pioggia ha smesso di cadere, decido di esplorare quest'altura per me nuova. Mi bastano meno di cinque minuti per arrivare sulla sommità, e in effetti la vista è molto bella, soprattutto nella direzione dei gruppi della Vallaccia e dei Monzoni. Torno giù e mi porto poi sul Buffaure.
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Sul Buffaure. In lontananza il gruppo del Sassolungo
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Sullo Zipolon; dietro di me il gruppo della Vallaccia
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La zona è sciisticamente importante, e si vede, o, per meglio dire, si sente: dall'omonimo rifugio gli altoparlanti, all'esterno, diffondono musica a pieno volume... Ma ricomincia a piovere e quindi ne approfitto per ripararmi. Il rovescio è l'ultimo della giornata; dalle nubi sta facendo capolino un pallido sole che riesce progressivamente a farsi largo. Quando valuto che le condizioni del tempo sono abbastanza stabili, intraprendo la ripida discesa che approda all'abitato di Meida e quindi a Pozza.
[Dolomiti 2004]
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