II: Val San Nicolò (Malga Crocefisso) - Bivacco Zeni - Forcella Vallaccia - Cima Undici - Rifugio Vallaccia - Val Monzoni - Val San Nicolò (Malga Crocefisso)
(a piedi)

In vetta a Cima Undici

Qui, al contrario, mi trovo a fronteggiare la maggiore difficoltà tecnica di tutta l'estate, per di più imprevista. Dalla Malga Crocefisso raggiungo in un'oretta il Bivacco Zeni, poi continuo per la Vallaccia: il nome attribuito al luogo è quantomai indicato, dato che non vi batte mai il sole a causa della sua esposizione a nord e perché "chiuso" dalle verticali pareti di Cima Undici e della Punta Vallaccia. Il freddo, ma forse anche la tetra maestosità del posto, mi gelano il sudore nelle ossa. Intorno non c'è anima viva. Vedo ormai vicina la Forcella Vallaccia, però il sentiero affronta ora un ghiaione ripidissimo e forse proprio per questo battuto poco o nulla: il procedere diventa di una fatica immane, con i classici tre passi avanti e due indietro, affondando nei sassi fin quasi al ginocchio! Ma il peggio deve ancora venire. Negli ultimi 30-40 metri il sentiero scompare all'interno di un nevaio pressoché verticale: non sono preparato a una simile evenienza, non ho con me né piccozza, né ramponi. Provo lo stesso a scalinare la neve con la punta degli scarponi, ma ben presto mi rendo conto che è impossibile: più che neve, quello è ghiaccio! "Affrontare questo tratto senza corda è da scriteriati" penso allora fra me e me. "Una banale scivolata potrebbe avere conseguenze gravissime". Sto dunque per rinunciare al proseguimento della gita quando, riflettendo un attimo, ho un'intuizione. E' noto che i nevai e i ghiacciai iniziano a sciogliersi nella parte inferiore e lungo i bordi, sembrando quasi "sollevati" dal terreno. Provo allora ad aggirare l'ostacolo e, sul lato sinistro della gola, vedo che fra la roccia e la neve ci sono alcune decine di centimetri "liberi". Passo così per quel pertugio che, a tratti, si fa veramente stretto costringendomi a rimontare le rocce di circa un metro; in altri casi prendo letteralmente a pugni quelle lingue di neve cercando di aprirmi un varco. Col tempo - e con grosso dispendio di energie! - riesco infine a raggiungere, tutto sporco di acqua fangosa, l'angusta Forcella Vallaccia (non più di 5 metri di larghezza). E lì mi affaccio su un panorama bellissimo, proprio nel suo contrasto con quanto visto fin qui: la Val Monzoni, a sud, è verde, aperta, piena di sole! Ma prima la mia mèta: Cima Undici, che raggiungo in circa venti minuti per una facile dorsale. Lunga, doverosa sosta per il pranzo e le foto di rito, poi scendo per la citata Val Monzoni con la calma che l'ambiente merita (e anche la stanchezza...), fino a ritrovarmi in Val San Nicolò.

[Dolomiti 2001]