I: Passo Costalunga - Pra di Tori - Pulpito - Cima Popa e ritorno
(a piedi)

Per rompere il ghiaccio di questo 2006 dolomitico scelgo una gita che, sulla carta, dovrebbe essere piuttosto breve e tecnicamente abbastanza semplice. La realtà si rivelerà invece un po' diversa, almeno per quanto concerne il secondo aspetto, tanto che l'ascensione finale non si può certo dire alla portata dell'escursionista alle prime armi. La partenza avviene alle 9,30 dal Passo Costalunga: da lì imbocco a sud il sentiero 17 che inizialmente traversa i prati che conducono alle pendici del Latemar. La mia mèta è infatti la Cima Popa (= bambina o bambola, in ladino), rotondeggiante vetta ben staccata dal contesto del gruppo. Dopo un primo tratto nel bosco, sbuco nell'ampio pascolo denominato Pra di Tori, un'affascinante radura inondata di sole e che permette splendide vedute su Schenon, Cimon e Torri del Latemar.

La Cima Popa dal Passo Costalunga

La pittoresca radura del Pra di Tori

Da qui il n° 17 si rituffa nel bosco, piegando a sinistra (est). La salita si fa un po' sentire, poi la vegetazione pian piano si dirada, lasciando spazio ai caratteristici arbusti d'alta quota: rododendri, ginepri e pini mughi fanno dunque ala al mio procedere. Ecco che sono ai piedi della Cima Popa, il cui profilo sommitale mi appare adesso ben più complicato rispetto al momento della partenza.

Splendido cespuglio di rododendri in fiore

Sono ormai alla base della Cima Popa

Il terreno si fa detritico quando affronto il pendio della montagna, ma difficoltà per ora non ve ne sono. Presso una curva noto una stranezza: il sentiero proseguirebbe a sinistra, ma è stato chiuso con dei massi; i segnavia indicano invece di proseguire a destra. In breve tempo sono alla base di una sorta di terrazzo naturale, a cui si accede aiutandosi, nell'ultimo tratto, con alcuni metri di fune metallica. Questo ballatoio, oltremodo panoramico, è protetto tutt'intorno da una ringhiera; in una cassettina c'è un timbro che reca la scritta "Poppekanzel - Pulpito 2.400 m". La quota non corrisponde a quella della cima vera e propria, pari a 2481 metri; l'altimetro lo conferma e del resto, sopra di me, noto alcuni promontori nettamente più alti.

La fune metallica subito sotto il Pulpito

Sul panoramico balcone del Pulpito

Considerando che sono appena le undici e un quarto, dopo una breve sosta decido di provare l'ascesa verso il punto più alto. Torno indietro fino allo sbarramento lungo il sentiero, scavalco l'ostacolo e proseguo a sinistra. La traccia si fa più labile ma vi sono comunque degli sbiaditi segnavia che aiutano a tenere il corretto itinerario. Da qui in avanti si deve arrampicare: le difficoltà tecniche non sono obiettivamente trascendentali, non superando mai il 1° grado; l'insidia deriva piuttosto dalla natura della roccia, molto friabile come gran parte del Latemar. Inoltre alcuni passaggi sono abbastanza esposti, per cui è necessaria parecchia cautela. A un certo punto devo discendere un ripido canale in melafiro, prima di affrontare il tratto più ostico: un camino che sfocia in una cengia abbastanza liscia e inclinata verso il precipizio a nord. Ma almeno in salita non ho grossi problemi.

Un tratto esposto su sentierino

Il ripido canale in melafiro

A un'ora dal Pulpito sono in vetta a Cima Popa! Dal Pra di Tori in avanti mi sono ritrovato completamente solo, e così ora mi posso godere appieno il selvaggio piacere di questa prima "impresa". Il tempo è buono, e non fa né caldo né freddo: l'ideale per una giusta sosta. Mangio, poi ammiro lo splendido scenario, che spazia dal sottogruppo di Vael allo Sciliar, dal Sassolungo al Sella, dalla Marmolada alla Vallaccia, per finire con Pale di San Martino e Lagorai. Sopra la mia testa, le tranquille evoluzioni di diverse aquile accentuano in me la percezione di una natura ancora incontaminata.

La mia prima vetta dolomitica del 2006!

Meravigliosa vista sul
sottogruppo di Vael da Cima Popa

Verso le 13,30 comincio la discesa. L'attenzione è costante, ma si fa massima nell'occasione dell'esposta cengia: qui mi fermo e studio bene i passi da fare per non correre inutili rischi; opto comunque per la mia solita tecnica poco ortodossa ma che almeno mi permette di tenere basso il baricentro. In poche parole, culo quasi strisciante a terra! ;-)

L'insidiosa e friabile cengia...

...esposta sul ripido fianco nord di Cima Popa

Il resto è ordinaria amministrazione o poco più, e, ritrovato il sentiero 17, ripercorro il tragitto fatto all'andata ritrovandomi alle 15,20 al punto di partenza. Se la gita non può dirsi troppo impegnativa per la lunghezza o il dislivello (poco più di 700 metri), è giusto però mettere in guardia l'escursionista poco avvezzo ad arrampicare e, in generale, a muoversi su terreno infido. Sebbene le difficoltà tecniche siano certamente minori rispetto ad esempio al vicino Schenon, agli inesperti consiglio di limitarsi alla salita del Pulpito, peraltro già appagante per la vista.

[Dolomiti 2006]