V: Rifugio Cauriol - Forcella della Busa Alta - Monte Cardinal e ritorno
(a piedi)

Trincea e postazione di tiro sulla cresta del Cardinal

Croce con campanella in vetta al Cardinal

La Forcella della Busa Alta

Sull'onda dell'entusiasmo della precedente escursione, affronto qui la salita di una vetta che, incutendomi un certo timore, avevo sinora evitato. In effetti il Cardinal, più degli altri monti che dominano la Val di Sadole, nel gruppo dei Lagorai, mi era stato descritto come 'difficile e impegnativo' sia dai gestori del Rifugio Cauriol, sia da alpinisti già pratici del luogo; inoltre il sapere che quella cima, nel tempo, aveva mietuto delle vittime, certo non mi incoraggiava... Confidando tuttavia nella mia accresciuta pratica montanara, nella lettura di vari testi dove sono descritti i diversi itinerari, e nell'adeguato equipaggiamento di cui quest'anno dispongo, decido di tentare l'"impresa". Lascio la macchina al Rifugio Cauriol e mi incammino febbrilmente lungo il sentiero. La giornata è variabile dal punto di vista atmosferico, e in conseguenza di ciò il caldo dei giorni precedenti è svanito. Ben presto raggiungo un gruppo di escursionisti che stanno facendo il mio stesso percorso; vedo che tengono un buon passo, pertanto decido di accodarmi. Guadagnamo quota con rapidità, e ad un certo punto, su un masso, scorgiamo il bivio che indica le due diverse salite per il Cardinal: a sinistra la "via normale" per il versante sud-est, a destra in direzione nord-ovest. Decidiamo per la prima, più lunga e faticosa però più abbordabile dal punto di vista tecnico. Il sentiero prosegue fino a raggiungere la Forcella della Busa Alta, a quota 2301. Alcuni camosci scrutano dall'alto i nostri movimenti, nel profondo silenzio che ci avvolge. Meno di 200 metri di dislivello ci separano dalla vetta, ma sappiamo che le difficoltà cominciano qui. Il fianco della montagna è piuttosto ripido, però i salti rocciosi appaiono abbastanza brevi. Senza fermarci proseguiamo il cammino. I tratti da arrampicare presentano l'opportuno ausilio delle funi metalliche, le quali permettono di superare con facilità alcuni metri che sarebbero stati abbastanza scarsi di appigli. Qua e là, in terra, ci sono alcuni grossi pallini di piombo dalla forma irregolare, evidentemente proiettili della Prima Guerra Mondiale: ne prendo uno per ricordo della gita e me lo metto in tasca. Al di sopra delle rocce, si stende un piano erboso molto inclinato: cominciamo ad avvertire il fiatone, ma la vetta è ormai vicina. E infatti in breve perveniamo sull'affilata cresta della sommità, dove è posizionata la croce con il libro per le firme. Guardo l'orologio: dal Rifugio Cauriol ho impiegato appena due ore e venti minuti. Intorno a me sono evidenti i segni della Grande Guerra, con trincee un po' ovunque. Mi fermo a mangiare qualcosa e a guardare il bel panorama, con i vicini monti Cauriol e Busa Alta, e scatto qualche foto. Il cielo, sopra di noi, si è parzialmente annerito, pertanto ad un certo punto decidiamo di scendere. Usiamo grande cautela soprattutto nel primo tratto: una ragazza di Ziano, qualche anno fa, è morta scivolando sul manto erboso reso viscido dalla pioggia. Se si perde l'equilibrio, non ci si può più fermare, ed alla fine della parete c'è un precipizio... Nel nostro caso, però, l'erba è asciutta, dunque la discesa procede senza problemi; fatto in giù, il tratto roccioso e attrezzato risulta logicamente un po' più impegnativo rispetto a prima, però serie difficoltà non ve ne sono. Arrivati nuovamente alla Forcella della Busa Alta, le condizioni meteorologiche sono migliorate. Saluto la comitiva che prosegue direttamente verso il rifugio mentre io preferisco indugiare un po', guardando la parete appena affrontata e provando dentro di me una vera, profonda soddisfazione.

[Dolomiti 2003]