E' stato l'evento letterario (e non solo letterario) che ha tenuto banco nella seconda metà del 2023: oltre 200.000 copie vendute, ma si parla di 800.000 comprendendo quelle scaricate da Internet. Numeri che sorprendono, se si pensa che il nostro paese non è esattamente ai vertici come letture di libri, specie fra le nuove generazioni.
Se tutti ne hanno parlato, non tutti però lo hanno letto, accontentandosi dei giudizi formulati dalle rispettive 'fazioni' di appartenenza. Dato che a me non bastano i giudizi altrui e non mi aggrego a qualsivoglia 'tifoseria' in ambito politico, ho preferito rendermi conto di persona di quanto espresso nel libro, leggendolo per intero.
Classe 1968, Generale dell'Esercito Italiano, Roberto Vannacci era un nome sconosciuto alla massa prima di questa pubblicazione, inizialmente autoprodotta e poi più volte ristampata. Le convinzioni sottese a "Il mondo al contrario" possono essere così sintetizzate: esistono, nella società contemporanea, alcune ideologie sicuramente minoritarie ma che, grazie a potenti appoggi della sfera mediatica e delle
lobbies economiche, riescono a ottenere una visibilità immeritata e soprattutto contraria a quel Buonsenso a cui Vannacci spesso si appella, e al quale dedica il primo capitolo. Amante del pensiero logico e strenuo confidente nel progresso derivante dagli studi scientifici, l'autore si appoggia di norma a dati statistici per suffragare le sue tesi. Postulato lodevole, se le ricerche fossero sempre indipendenti e disinteressate, il che non sempre si realizza. Lo abbiamo verificato in occasione del Covid, in cui un'oligarchia non rappresentativa dell'elettorato ha imposto a tutta Italia un presunto vaccino dalla dubbia efficacia e i cui danni collaterali sono stati colpevolmente taciuti. Il libro scorre bene, anche se non mancano inesattezze lessicali che, pare, verranno corrette nelle prossime edizioni.
La posizione di Vannacci è certo strenuamente conservatrice, e i detrattori non hanno perso tempo nell'affibbiargli appellativi senza scampo come "razzista", "sessista" e "omofobo". La verità è che, di tutto questo, ne "Il mondo al contrario" non c'è nulla. Ma oggigiorno è sufficiente esprimere un pensiero che vada contro il
politicamente corretto dei "radical chic" per essere immediatamente messi alla gogna mediatica con l'infamia dell'istigazione all'odio. La prima parte del libro è, anzi, abbastanza generica in certe affermazioni; invece, proseguendo nella lettura, emergono giudizi assai più mirati. Sarei curioso di sapere se ciò deriva da un intento programmatico, oppure se l'autore, che svolge un altro mestiere, ha maturato in tempi diversi le sezioni.
Analizzando, appunto, i vari capitoli, nell'
Ambientalismo si citano le distorsioni di certe ideologie 'verdi', le quali incolpano l'uomo per il cambiamento climatico in atto, che invece Vannacci attribuisce ai normali corsi e ricorsi, e inoltre l'uomo non può rinunciare a quel progresso faticosamente conquistato nei secoli. Strettamente connesse sono le questioni dell'inquinamento e dell'approvvigionamento energetico. Circa la prima, l'Europa vuole imporre sacrifici tremendi ai cittadini, insostenibili soprattutto per i meno abbienti, quando invece la stragrande maggioranza delle emissioni planetarie sono prodotte da chi - Cina, India, Africa - certe regole non vuole darsele. Circa la questione energetica, Vannacci cade però in contraddizione nello spazio di poche pagine. Prima stigmatizza chi non va a votare, rinunciando a un diritto importante; poi però si scaglia contro chi, nel 1987, votò a maggioranza l'uscita dell'Italia dal nucleare. Personalmente non credo che siano emersi fattori così importanti per rivedere tale scelta. Si impone prudenza su questioni così delicate, così come per gli OGM che Vannacci sostiene a spada tratta. Quanto, invece, alle auto elettriche o alle case green, penso anch'io che siano una follia. E appunto sull'Energia la 'ricetta' proposta è quella della diversificazione, un po' come quando si deve investire un patrimonio finanziario, così da suddividere i rischi fra i vari settori.
Con la
Società multiculturale e multietnica si entra nel bel mezzo degli argomenti divisivi. Sempre dati alla mano, Vannacci dichiara che il melting pot religioso e culturale origina scontri e delinquenza, poiché mancano valori comuni e condivisi fra realtà che non hanno intenzione di integrarsi, come dimostrano le etnie degli Stati Uniti o le banlieues parigine. Fino ad arrivare ai paradossi giudiziari italiani, dove i furti a opera dei Rom o gli stupri commessi dagli immigrati africani sono trattati con benevolenza da certa magistratura 'schierata'. Deve sparire il Natale, perché urta i non cristiani; deve essere bandito il Crocifisso, nel nome del rispetto delle minoranze. Che sono arrivate dopo di noi a casa nostra e che dovrebbero adattarsi ai nostri usi e costumi, e non il contrario. Ma questo che importa... Sicurezza e legittima difesa sono, in qualche modo, problemi correlati al precedente. Oggigiorno, dice l'autore, giovani e immigrati sono autorizzati a delinquere e spacciare; i manifestanti del clima si arrogano di imbrattare palazzi e monumenti; infrangere la proprietà privata è cosa quasi normale, per chi organizza rave parties o vuole rubare. Tutto ciò nella consapevolezza di farla franca, o quasi: difendere la propria abitazione, i propri cari o i propri beni diventa giuridicamente rischioso per chi viene aggredito, come dimostrano i molti casi di cronaca. Proprio circa la Casa, il paradosso diviene massimo: la legge, nella pratica, tutela i ladri di immobili e gli occupatori abusivi, e anche gli sfratti per morosità sono lunghi e assai complicati. Ciò col beneplacito di certa parte politica che finisce col favorire i furbi e i disonesti.
Mentre su altri argomenti la mia adesione magari non è piena, passando a dissertare della
Famiglia mi sento perfettamente in linea con Vannacci, che difende la famiglia tradizionale contro le bordate inferte da vari lati. Da una parte lo statalismo esasperato, che pretenderebbe di sottrarre in toto l'iter educativo ai genitori, delegandolo a moduli sociali standard di stampo secolare, proseguendo con le rivendicazioni di movimenti quali femminismo e LGBTQ+ che predicano la dissoluzione del concetto stesso di 'famiglia naturale'. Oggigiorno è ritenuto normale che entrambi i genitori lavorino, e che poi uno dei due stipendi se ne vada in asili nido. Vannacci propone di dare quegli stessi soldi ai genitori che crescano i figli fra le mura domestiche, sollevando la collettività dai costi connessi agli asili nido. Attenzione: Vannacci parla di "uno dei due coniugi", quindi non necessariamente della donna; viene così a cadere l'accusa di "maschilismo" pregiudizialmente affibbiatagli.
La
Patria: questo, per contro, mi sembra il capitolo più debole dell'intero libro. Le idee estrinsecate sono certo figlie della... deformazione professionale dell'autore, che sciorina una serie di convincimenti retorici basati su presunte comunanze di sangue e di storia. Mi lascia perplesso il concetto stesso di "confini", laddove questi sono esplicitamente labili. Dal 2014 ho assistito, in Val di Fassa, a molte conferenze, dibattiti e incontri sulla Grande Guerra in occasione del centenario. Ebbene, tolti i pochi irredentisti, alle popolazioni locali non importava tanto il concetto di "bandiera", quanto il constatare da quale parte si stesse meglio. E sotto l'Impero Austro-Ungarico era garantita l'istruzione e un minimo di assistenza, mentre invece, a poche decine di chilometri di distanza, con l'Italia la gente viveva di stenti ed era costretta a emigrare per sopravvivere. Sicuramente, poi, come usi e costumi un trentino o un altoatesino aveva (ed ha) più punti in comune con un austriaco o un germanico che non con un siciliano. Facendo un altro esempio, un territorio come la Polonia, un unico gigantesco pianoro privo di barriere naturali, è sempre stato preda di mire espansionistiche da parte di Germania a ovest, e di Russia a est. Facilmente i suoi abitanti, e di conseguenza i suoi confini, hanno sfumate peculiarità.
Altro ambito in cui sono invece totalmente in sintonia con Vannacci è quello dedicato al
Pianeta LGBTQ+. Trattare in maniera critica omosessualità, transgenderismo e affini è territorio scivolosissimo, e basta un nonnulla per essere tacciati di omofobia, come puntualmente successo all'autore. Eppure qui non vengono affatto sindacate le scelte personali, bensì si sollevano (legittime) perplessità circa la visibilità mediatica di quella che rimane una minoranza, la quale però pretende diritti e riconoscimenti alla stregua della maggioranza. Tramite gruppi di pressione e opportuni finanziamenti, pian piano si vuole far apparire come 'normale' una situazione che, per contro, dal punto di vista statistico riguarda una ristretta parte dell'umanità, ma che, con studiata ostentazione, vedi i vari e blasfemi cortei Gay Pride, urta la sensibilità di chi ha altri gusti e preferenze. Si pretende di modificare la lingua italiana, financo si censurano le fiabe storiche perché sessiste e omofobe: siamo al vero ridicolo... Il famoso DDL Zan puntava proprio a indottrinare i bambini verso l'ideologia gender, a prescindere dai voleri delle famiglie. In Italia la bestemmia, che pure offende chi crede, non è più perseguita, ma guai a criticare l'omosessualità: con quel decreto, anche chi manifestava solo un parere differente rischiava il rinvio a giudizio.
Sull'argomento
Tasse, Vannacci si schiera apertamente a favore di una loro riduzione, per liberare risorse e far crescere il paese. Ricette come il Reddito di Cittadinanza e assistenzialismi vari hanno favorito troppo i furbi, e occorre rivederle in modo radicale, pur senza smettere di aiutare i veri bisognosi e coloro che si impegnano a cercare un lavoro. Gli ultimi due capitoli, dedicati alla Nuova città e all'Animalismo, di fatto ribadiscono quanto già affermato in altre sezioni. L'autore critica il modello di sviluppo green, così caro all'Europa, che, applicato a case e mobilità, danneggia i ceti medio-bassi, impoverendoli. Infine la mitizzazione dell'uguaglianza degli esseri viventi è assolutamente rifiutata, riconoscendo la superiorità dell'uomo e il suo diritto a servirsi dell'ambiente in forma consapevole.
Da credente, mi dispiace che, nel suo tomo, Vannacci non abbia preso una posizione specifica sulla religione (anche se scrive "Creato" sempre con la "C" maiuscola). Magari il dissertare in proposito è ancora più divisivo rispetto agli altri ambiti trattati? E' una domanda forse amara, sicuramente lecita. In ogni caso, l'autore ha ormai preso confidenza col mezzo televisivo e certa diplomazia. Alle domande spinose replica di non essere in possesso di elementi sufficienti per fare affermazioni; circa una sua eventuale discesa in politica (si dice con la Lega), risponde che per ora fa il soldato, ma che poi vedrà. Per me il copione è già scritto...

Francesco Fabbri - gennaio 2024

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