Nel corso dei seventies, non sono poi stati molti i gruppi italiani dediti all'hard rock. Tuttavia, nonostante gli scetticismi di certa critica circa la modulabilità della nostra lingua in tale ambito o, più in generale, sull'adattabilità della mentalità latina in un contesto forse un po' estraneo, i lavori realizzati da Biglietto Per L'Inferno, Teoremi, Atlantide o gli stessi primi New Trolls risultavano sinceri e convincenti, quand'anche non dotati di peculiarità svincolate dall'allora imperante modello anglosassone.
Ma la prima e più importante band ad essere uscita allo scoperto, da noi, con sonorità dure e potenti, è stata senza dubbio quella romana del Rovescio Della Medaglia, nata come quartetto con una chitarra e senza tastiere. Già questo assetto lasciava presagire un'aggressione più frontale rispetto ai variegati gruppi progressive dell'epoca, ed in effetti il primo LP,
La Bibbia, del 1971, sorta di drammatico concept sull'Antico Testamento, proponeva un'eccitante fusione tra l'hard classico dei Deep Purple e i cupi toni da tregenda dei Black Sabbath.
Io Come Io è ancora un album a tema unico: le riflessioni dei testi riguardano stavolta la filosofia di Hegel; dal punto di vista musicale, il lavoro in oggetto rappresenta la logica prosecuzione dell'esordio, anche se, rispetto ad esso, normalmente viene ritenuto più debole e collocato dunque in posizione subalterna. Ad un ascolto attento, però, tale giudizio va quantomeno rivisto, dato che assistiamo qui alla maturazione ed alla definitiva messa a punto dei connotati de La Bibbia. Vengono infatti confermati i possenti toni epici contrappuntati da evidenti venature dark; nonostante la scarna strumentazione, i temi sono multipli e ben incastonati uno nell'altro fin dall'opener Io, col funambolico, tecnicissimo basso di Stefano Urso che risulta in assoluto uno dei punti vincenti del sound del Rovescio. In Fenomeno compaiono invece degli squarci più acustici, nei quali fa capolino anche il flauto; nondimeno l'insieme permane sofferto e carico di pathos, come sottolineato dalla voce acuta e cattiva di Pino Ballarini. Le improvvise aperture medievali della title-track Io Come Io testimoniano come il disco non sia mai noioso ma, al contrario, sempre ricco di invenzioni e sorprese, degno di un "gruppo-contro" come aveva programmaticamente voluto definirsi già a partire dal nome.
Col senno di poi le due opere citate possono pure apparire un po' grezze se confrontate con le cesellature progressive di
Contaminazione ('73): l'ingresso del tastierista Franco Di Sabatino e la presenza compositiva del maestro Luis Enriquez Bacalov diedero vita ad un esempio fulgido e memorabile di compenetrazione pressoché perfetta fra rock e musica classica di stampo bachiano. Certo è che sarebbe stato meglio archiviare qui i fasti dell'esperienza artistica del Rovescio; purtroppo, invece, i giorni nostri hanno assistito ad un'inopinata reunion che ha generato un CD su cui è meglio stendere un pietoso velo. Ma questa è un'altra storia…

Francesco Fabbri - luglio 1998

[ARTICOLI]