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XXI: Moena - Ronchi - Someda - Soraga - Pociace - Pozza di Fassa - Soraga - Malga Roncac - Col Roz - Moena (in mountain bike)
Tutti gli
appassionati di mountain bike hanno sentito perlomeno parlare
della "Rampilonga", l'impegnativa e storica gara che dal 1989
si disputa in Val di Fassa. Le prime edizioni prevedevano la
partenza da Moena e l'arrivo a San Martino di Castrozza passando
per Bocche: tale itinerario, che evidentemente procurava diversi
problemi logistici a causa della non coincidenza dei luoghi
di inizio e fine gara, ben presto venne sostituito da un emozionante
percorso ad anello con molteplici saliscendi, facente capo interamente
a Moena. Per far capire al profano la profonda differenza che
esiste tra la fatica e l'impegno richiesti per una gara in mountain
bike rispetto a una con bici da corsa e su strada asfaltata,
basti il solo dato relativo al chilometraggio complessivo: mentre
le gare 'normali' si considerano 'lunghe' quando superano i
200 chilometri, per la mountain bike è perfettamente legittimo
assegnare ai poco più di 40 chilometri della tradizionale "Rampilonga",
con 1800 metri di dislivello, la qualifica di competizione fondistica!
Per quel che mi riguarda, dico subito di non avervi mai partecipato:
la gara si svolge sempre a metà settembre, cioè quando sono
già rientrato a Firenze e ho ripreso a lavorare. In più, confesso
di aver provato per conto mio l'intero percorso solo 'a spezzoni'.
Il fatto è che il primo tratto, quello che dal campo sportivo
di Moena arriva fino a Le Cune, è veramente bestiale: oltre
1100 metri di dislivello in appena 8,9 km, oltretutto su un
fondo che, nella parte subito sopra la Malga Pozza, è piuttosto
sconnesso. Almeno così lo ricordo io quando lo affrontai nel
2000, e fu la prima e unica volta... Le altre salite dell'itinerario
sono più abbordabili, e nei miei allenamenti le rifaccio costantemente
tutti gli anni. Sfogliando il dépliant preparato per l'edizione
2005, noto che sono state introdotte alcune sostanziali novità,
a cominciare dai ben tre diversi percorsi fra cui scegliere.
Nella tradizionale "Rampilonga" c'è adesso la salita da Soraga
fino a Pociace, con successiva discesa fino a Pozza di Fassa.
Il chilometraggio passa a 45,4 km e il dislivello aumenta a
1983 metri. Veramente mostruosa la nuova "Rampimarathon", con
in più la salita da Soraga a Tamion e poi fin sotto il Passo
Costalunga: 61,3 km e 2548 metri di dislivello... Roba da supermen!
Infine c'è la "Rampimidi", che esclude quasi del tutto la salita
a Le Cune ma in compenso prevede anch'essa la bella digressione
verso Pociace: quasi 30 i chilometri (29,6 per l'esattezza),
e 900 i metri di dislivello. Finalmente un qualcosa di fattibile
in giornata per un biker medio, ma non eccelso come il sottoscritto!
Mi porto dunque al campo sportivo di Moena e, seguendo la stradina
che passa vicino alla centrale elettrica, entro sulla statale.
Al bivio prendo a destra per il Passo San Pellegrino: già qui,
lungo i secchi tornanti, la salita si fa un po' sentire; l'impegno
aumenta sensibilmente quando imbocco a destra la strada forestale
che conduce al Rifugio Rezila. E' questo un tratto che ho già
percorso più volte, ma anche con un buon allenamento il fiatone
c'è sempre. Per fortuna la "Rampimidi" prevede che, in prossimità
di una secca curva verso destra, si prenda un'altra strada forestale
che, in discesa, presto riporta sulla statale all'altezza della
località Ronchi. Adesso dovrei imboccare un sovrapasso sciistico
ma ciò, forse a causa della velocità in discesa, risulta poco
spontaneo e dunque lo manco; tale errore, peraltro, sarà in
seguito commesso addirittura dal vincitore della "Rampimarathon"...
Comunque la sostanza non cambia (la differenza è nell'ordine
di pochi metri), e all'altezza della Malga Passerella il ponte
mi consente di attraversare il Rio di San Pellegrino. La panoramica
stradina asfaltata scende in fretta verso Someda; bella la vista
sul Sas da Ciamp e sulla sottostante Moena.
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In ripida salita lungo la sterrata che porta al Rifugio Rezila
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Someda dalla stradina che scende dalla Malga Passerella
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Passato accanto
allo storico forte di Francesco Giuseppe, faccio un imprevisto ma
graditissimo incontro: è il mitico Cristian
Zorzi! Anche
lui è in mountain bike e sta rientrando a casa dopo l'allenamento
mattutino. Scambiamo alcune battute, poi lui deve andare a casa
a cambiarsi in quanto è piuttosto sudato. Comunque prendiamo accordi
di massima per il nostro allenamento podistico in comune, progetto
andato in porto così come riferisco nella pagina a lui dedicata.
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Il forte di Francesco Giuseppe
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Il crocifisso poco prima di Someda
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Da Someda imbocco
a destra la stradina che, prima asfaltata e poi sterrata, conduce
a Soraga alta. Qui gli scorci verso la Roda di Vael e i Dirupi di
Larsec sono di solito indimenticabili, ma quest'oggi nel cielo vanno
rapidamente accumulandosi dei cupi nuvoloni. Sceso a Soraga, in
prossimità dell'albergo Molinella ecco a destra l'inizio della strada
forestale per Pociace. E' questo un itinerario per me nuovo, che
affronto con entusiasmo ma anche con quella calma e prudenza che
sono doverose laddove le difficoltà si conoscono solo sulla carta.
In effetti la salita è lunga e piuttosto impegnativa: in circa quattro
chilometri e mezzo si superano quasi 500 metri di dislivello. Lo
sterrato è comunque buono e a dire il vero non ci sono pendenze
veramente impossibili; tenendo il giusto ritmo salgo con buona costanza.
Le gambe rispondono in maniera adeguata, tant'è che riesco a tenere
con tranquillità il passo di due bikers in tenuta d'ordinanza, che
verosimilmente stanno provando il percorso in vista di una delle
tre gare. Ingacià, a quota 1720, è il punto più alto; ancora un
paio di chilometri e sono alla baita e allo splendido pianoro di
Pociace, che avevo già raggiunto tre anni prima (ma partendo da
Vigo) in occasione della salita su Cima
Dodici. Sono
circa a metà percorso ed è l'ora giusta per la pausa... manducatoria:
panche e tavoli non mancano fuori dalla bella baita, così ne approfitto
per mettermi comodo. Le condizioni atmosferiche permangono variabili,
ma ogni tanto esce un timido sole che rischiara l'orizzonte, così
da lasciar ammirare il gruppo del Catinaccio da una parte, e quello
della Vallaccia dall'altra.
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La strada forestale che sale verso Pociace
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Il riposante pianoro di Pociace
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Dopo un adeguato
riposo rimonto in sella. C'è adesso uno stretto sentiero che in
breve confluisce in una strada forestale. Un'altra deviazione, sulla
destra, induce a scendere per un ripidissimo sentierino, chiaramente
creato per l'occasione: la terra è ancora molle e instabile, e per
prudenza preferisco smontare dalla bici e farmi queste poche decine
di metri a piedi. Tornato sulla strada forestale, devo seguire la
sciistica "pista Aloch", ma lungo quest'ultima incontro delle difficoltà.
Innanzitutto il tempo, nel giro di neppure mezz'ora, s'è di nuovo
messo al brutto, e le gocce, prima sporadiche, ben presto si infittiscono
tramutandosi in un vero temporale, che mi ostacola notevolmente
la visibilità in discesa. E' meglio che mi fermi e che tiri fuori
dallo zaino l'ombrello tascabile, aspettando che spiova. Dopo un
po' la situazione migliora, ma non del tutto; indossando l'impermeabile,
però, posso ripartire. Mi imbatto in un altro problema, costituito
dai freschi lavori per le piste da sci: i cospicui sbancamenti mi
impediscono di orientarmi; in più la mancanza di segnaletica sul
terreno e presso i bivi fatalmente mi portano a fare un po' di confusione.
Il risultato è che mi ritrovo più in basso del dovuto, in pratica
sulla strada di Meida. Nulla di male: torno indietro e imbocco la
ciclabile asfaltata che, in discesa, torna rapidamente verso Soraga.
Però, laddove c'è il ponte sul torrente Avisio, lo devo attraversare
e percorrere i prati sulla destra, fino a immettermi nuovamente
sulla ciclabile che sottopassa la statale e prosegue in direzione
Moena.
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Sui prati verso Soraga, sulla sponda destra dell'Avisio
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E qui, ahimè,
c'è un nuovo e ben peggiore capriccio da parte di Giove Pluvio:
stavolta mi ritrovo sotto un vero diluvio, e sono costretto a fermarmi
accucciandomi sotto l'ombrello. Stavolta la pausa forzata è assai
più lunga, e oltretutto noto che il terreno non riesce più ad assorbire
le copiose masse d'acqua. Ci sono larghe pozzanghere che certo non
mi rendono felice, pensando che ho ancora da fare dello sterrato.
Finalmente la pioggia cessa, e da qui in avanti vi saranno solo
cospicui brontolamenti, ma nulla più. Dalla ciclabile passo di sopra
alla parallela sterrata che porta alla periferia di Moena. Qui imbocco
un sentierino che, malgrado le molte estati trascorse qui, sinceramente
non conoscevo, e che taglia in quota approdando rapidamente alla
via che porta alla Malga Roncac. Da qui in avanti si torna a salire,
ma tutto m'è ben noto: la stradina, prima asfaltata e poi sterrata,
dopo la malga entra nel bosco e supera il ponte sul Rio Costalunga.
La "Rampimidi", come del resto la nuova "Rampilonga", prevedono
adesso una variante rispetto al passato: non si deve più proseguire
per Malga Panna, Malga Peniola e Medil (tale percorso è stato mantenuto
per la sola "Rampimarathon"), bensì prendere a sinistra l'impegnativo
sentiero che, passando per le rosse e pittoresche terre del Col
Roz, scende con decisione verso la Pala da Rif.
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Moena e la frazione di Sorte dalla stradina che sale alla Malga Roncac
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Il sentiero che taglia le rosse pendici del Col Roz e riporta a Moena
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Il fondo è
sconnesso e, quest'oggi, particolarmente viscido, per cui devo usare
molta prudenza. Sono quasi al 'traguardo': passo davanti all'antica
Casa Noder e rientro a Moena, dirigendomi verso la chiesa e poi
sui prati di Sorte, e da qui scendo al campo sportivo da cui ero
partito.
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La caratteristica Casa Noder
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La chiesa parrocchiale di San Vigilio dai prati di Sorte
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Guardando l'orologio, mi accorgo di aver impiegato ben otto ore complessivamente: addirittura il doppio del tempo massimo indicato sul dépliant, ma si deve tener conto di vari fattori. Innanzitutto le pause: un'ora e un quarto per il pranzo a Pociace, più le due lunghe interruzioni dovute alla pioggia, la quale fra l'altro ha reso notevolmente insidioso il terreno condizionando la speditezza del mio procedere, soprattutto in discesa. Poi ho fatto tantissime fermate per ammirare il panorama e scattare le foto: quest'oggi ne ho totalizzate ben 55! Ah, se mai vi interessasse vedere quelle che ho deciso di non inserire qui per non appesantire il tempo di scaricamento della pagina, non avete che da chiedermelo.
[Dolomiti 2005]
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