I Quintorigo rappresentano forse l'unica proposta davvero rilevante per quanto concerne l'altrimenti asfittico panorama italiano dei nuovi gruppi, su major o meno. Non v'è dubbio, infatti, che gli ultimi tempi siano stati in genere contrassegnati dallo sterile soggiacere ai più effimeri trend: ogni riferimento a sonorità latino-caraibiche o a crossover pseudo-alternativi è del tutto voluto... Pure nei Quintorigo, è vero, confluiscono elementi dei quali si può piuttosto agevolmente rintracciare la matrice di provenienza, ma il cui mélange risulta fresco ed anche originale.
L'esibizione live al Flog ha confermato tutto quello che di buono è contenuto nei due CD fin qui realizzati,
Rospo (1999) e Grigio (2000). In altre parole, l'ensemble non è un bluff, e gli evidenti studi classici alle spalle costituiscono un bagaglio essenziale per proporre con successo anche dal vivo le oblique composizioni, spazianti con grande disinvoltura da ambiti colti ad altri (almeno in apparenza) più disimpegnati, o comunque fruibili. Fin dall'inizio incuriosisce l'inusuale line-up, comprendente voce, sax, violino, violoncello e contrabbasso. Nessuno strumento "moderno", anche se l'approccio esecutivo prevede corde non solo suonate con l'archetto, ma anche pizzicate o addirittura battute; vari effetti di manipolazione del suono sono inoltre presenti.
Va sottolineata la bravura del quintetto nel cercare di tenere sempre vivo l'interesse, alternando tracce "fisiche", dagli accenti blues o rock, a momenti più eterei ed atmosferici, approdando pure in territori confidenziali alla Paolo Conte (esplicitamente omaggiato in un pezzo). La materia predominante di cui i Quintorigo sono fatti è tuttavia quella del jazz più o meno free, con ramificazioni Kronos Quartet o Art Ensemble of Chicago, non disdegnando talora accenti minimali, come avviene nella Penguin Café Orchestra. Vera forza della natura è il dotatissimo cantante John De Leo, dal registro incredibilmente esteso e capace di onomatopee ritmiche alla Bobby McFerrin e di gorgheggi polifonici degni di Demetrio Stratos. Tante carne al fuoco potrebbe facilmente bruciare; invece il gruppo riesce a sfuggire dalla trappola dell'istrionismo fine a se stesso in virtù della gradevole ironia che lo accompagna. Altro punto a favore le azzeccate covers: una
Heroes di David Bowie quasi psichedelica e soprattutto una conclusiva e oltremodo trascinante Highway Star dei Deep Purple, in cui si è realizzato il mio sogno proibito da almeno un quarto di secolo: sentire l'assolo di Ritchie Blackmore eseguito dal violino!
Certo è che performances di questo tipo richiederebbero il silenzio e l'attenzione di un jazz club, non il perenne e fastidiosissimo brusio di sottofondo di una discoteca del sabato sera, ricolma di pischelli. A parte ciò, tutto bene; rimane solo un timore per il futuro: che le reiterate partecipazioni dei Quintorigo al Festival di Sanremo (dopo l'edizione '99, in cui peraltro vinsero il premio della critica, figurano nel cartellone anche per il 2001) finiscano, alla lunga, per snaturarne l'essenza creativa. Sarebbe un grosso peccato.

Francesco Fabbri - dicembre 2000

(aggiornamento: il pezzo presentato a Sanremo 2001, e cioè "Bentivoglio Angelina", ha fortunatamente confermato che i Quintorigo non hanno alcuna intenzione di svendersi, ma che al contrario intendono perseverare con le loro orecchiabili ricercatezze. Permangono comunque le perplessità circa la reale utilità della partecipazione alla kermesse della Città dei Fiori, stante anche la posizione in fondo alla classifica rimediata in quest'ultimo frangente. Oltretutto è apparso tangibile un certo disagio da parte del gruppo stesso, dimostrato da John De Leo in un TG all'ineffabile Mollica, il quale domandava se si stessero divertendo. La sibillina risposta è stata un "dobbiamo" quantomai eloquente... Date retta, cari Quintorigo: lasciate pure Sanremo in pasto ai vari Peppino Di Capri, Gigi D'Alessio ed Alex Britti, la cui valenza musicale è direttamente proporzionale allo squallore di tale ribalta, e cercate altre forme pubblicitarie più consone alla vostra intelligenza.)

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