IX: Ziano - Via ferrata "Attilio Sieff"- Punta Polse e ritorno
(a piedi)

A questo punto della stagione estiva sento il desiderio di cimentarmi con qualche passaggio roccioso un po' più impegnativo rispetto a quanto mediamente affrontato sin qui. Dopo la gita delle Pizzancae, però, il tempo si è mantenuto piuttosto incerto, e anche oggi, a tre giorni di distanza dall'ultima uscita, il cielo al primo mattino è di un azzurro slavato poco rassicurante. Decido allora di affrontare una breve, ma tecnica via ferrata subito sopra Ziano, sempre sulla destra orografica dell'Avisio. I tempi sulle guide in mio possesso indicano un'ora dal paese per raggiungere l'attacco, poi mezz'ora di arrampicata fino in vetta. La mèta è la Punta Polse, uno sperone che sovrasta di circa 500 metri il fondovalle e che dal basso sembrerebbe fare tutt'uno con i più alti rilievi che gli stanno dietro, se non fosse per la grossa e luccicante croce collocata sulla sommità. Nessun problema, per fortuna, nel rinvenire l'inizio del sentiero, ben segnalato subito fuori Ziano. Il tracciato si inerpica nel bosco con opportuni tornanti; man mano che mi avvicino, lo spunzone roccioso mi appare sempre più di profilo e dunque noto quanto sia staccato dalle altre montagne, capendo altresì il perché gli sia stato attribuito il nome Polse, che significa appunto "pollice". Cadenzo il passo, e senza pause inutili in soli 45 minuti sono già all'attacco della ferrata "Attilio Sieff". Un cartello indica che da qui in avanti è bene utilizzare casco, cordino e moschettoni, cosa che prontamente faccio. Ecco le funi metalliche. Il tracciato, bello nella sua varietà, inizialmente rimonta una gola il cui terreno è un misto di erba e detriti rocciosi; avevo letto di porre attenzione alla possibile friabilità di questa via attrezzata, ma francamente io non riscontro alcun problema, malgrado le piogge dei giorni precedenti. Dalla parete di destra mi porto ora sul lato opposto, e qui inizia il tratto più tecnico. Bisogna passare sotto un masso incastrato: la manovra sarebbe di per sé abbastanza agevole, ma chi, come me, ha uno zaino sulle spalle, deve sostenere qualche contorsionismo in più per riuscirci. Poc'anzi, infatti, avevo sentito delle risate che provenivano da una folta comitiva di ragazzi veneti, partiti prima di me. Qualcuno di loro, evidentemente, era rimasto 'intrappolato' nello stretto pertugio!

La Punta Polse poco sotto
l'attacco della ferrata

Lo stretto passaggio sotto
il masso incastrato

Quand'è il mio turno, allora, mi appiattisco il più possibile al suolo. Il varco conduce in una suggestiva grotta, da cui esco affrontando un altro passaggio topico: in spaccata, con l'ausilio di alcune staffe, mi trasferisco su un altro roccione alla mia destra. Proseguo con divertente ginnastica, ma senza vere difficoltà, fino all'ultima e più impegnativa prova, rappresentata da un camino verticale di circa dieci metri. Gli appigli sarebbero piuttosto scarsi, ma anche qui vi sono delle staffe che aiutano in maniera decisiva. Sopra di me, sento le voci dei veneti. Vorrebbero cominciare la discesa, ma in quel camino è assolutamente impossibile passare in due, pertanto attendono con pazienza che io superi l'ostacolo. Con la dovuta attenzione, e con notevole sforzo di braccia, in breve ne raggiungo la sommità, che in pratica coincide con la fine della ferrata. Saluto il gruppo che sta scendendo e mi porto verso la croce.

In vetta al Polse

Cima del Polse: zaino e Ziano!

La vista dalla minuscola vetta del Polse è oltremodo pregevole, abbracciando la catena dei Lagorai e soprattutto l'intera Val di Fiemme, distesa proprio sotto i miei occhi. Come previsto, le nuvole si stanno accumulando rapidamente, ma almeno a breve non c'è pericolo di temporali. Posso dunque riposarmi e... leccarmi le ferite. Una sola, a dire il vero: il poderoso abbarbicarmi alle funi metalliche mi ha procurato una fastidiosa vescica alla base dell'indice della mano destra. La vescica è già scoppiata e dolorante; per poterla disinfettare almeno rudimentalmente con acqua e saliva, è bene che io rimuova del tutto la pelle che la ricopre. Con le forbicine del coltello multiusi provvedo all'"operazione chirurgica", che a dire il vero qualche piccola smorfia me la fa fare. Terminato l'intervento, mi metto a mangiare qualcosa, anche se sono solo le undici e mezzo del mattino. Firmo il libro inserito nella croce, scatto le foto di rito e giro il mio canonico 'videoclip di vetta', poi mi preparo per il rientro. Con grande calma, dato che la mano destra è parzialmente infortunata, discendo il camino. Poco più in basso incrocio alcuni giovani romani che stanno salendo. Per fortuna hanno tutti la giusta attrezzatura; nondimeno qualcuno di loro mi pare un po' provato, e in particolare una ragazza mi chiede preoccupata se manca molto alla vetta. La rassicuro dicendo che ormai è arrivata, però la avverto di mantenere la giusta concentrazione nell'ultimo passaggio ancora da affrontare. Uno di loro, infatti, mi aveva appena detto che quello di oggi è per la sua amica il "battesimo", per quanto riguarda le ferrate. Scelta giusta, penso io, perché il percorso è breve e perfettamente attrezzato; se si è dunque muniti di casco, cordino e moschettoni non si corrono seri pericoli, beninteso se non si va a cercarli. Proseguo la mia discesa con tranquillità, scattando altre foto alla gola e al fondovalle, e senza alcun imprevisto ritorno a Ziano.

Punta Polse: controluce
sui Lagorai

Scendendo dal Polse. In fondo
alla gola, la Val di Fiemme

Ricapitolando: gita né lunga, né faticosa, ma sicuramente appagante. La ferrata non è classificabile come "difficile"; tuttavia, pur nella sua brevità, non va presa sottogamba in quanto presenta almeno tre passaggi tecnici (il masso incastrato, la spaccata, il camino) che richiedono un minimo di attenzione e di preparazione. I tratti esposti sono brevi e non incutono timore, almeno all'escursionista allenato e abituato al vuoto. E' comunque raccomandabile il costante uso del doppio moschettone, sicuramente indispensabile nel passaggio della spaccata, laddove è prudente agganciarsi con uno di essi alla fune di sinistra e con l'altro a quella di destra, aspettare di essere passati con entrambi i piedi sul nuovo masso e solo da ultimo trasferire anche l'altro moschettone sul secondo cavo metallico.

[Dolomiti 2004]