II: Passo Pordoi - Forcella Pordoi - Piz Boè - Rifugio Boè - Col Turond -
Forcella Pordoi - Sass Pordoi - Forcella Pordoi - Passo Pordoi
(a piedi)

Il Sass Pordoi

In vetta al Piz Boè

Il tratto attrezzato scendendo dal Piz Boè

Il giorno di questa seconda gita il caldo è sempre notevolissimo, cosicché decido anche qui di avventurarmi ad alte quote per (illudermi di) sfuggire alla morsa dell'afa. Giunto in macchina al Passo Pordoi, per dare un senso al dislivello dell'escursione rinuncio a servirmi della funivia e mi incammino a piedi verso l'omonima forcella. Malgrado si sia nelle prime ore del mattino, il bombardamento del sole non lascia scampo, e specialmente nel ripido 'catino' ghiaioso conclusivo è davvero insopportabile. Procedere con studiata regolarità è l'unica cosa che posso fare, cercando di non pensare alla fontana di sudore che mi sta infradiciando da testa a piedi. Ma alla fine sbuco ai 2829 metri della Forcella Pordoi: il peggio della fatica è ormai alle spalle. Mi trovo sul ciclopico, affascinante altopiano del Sella, del quale mi accingo adesso a scalare la maggiore elevazione: i 3152 metri del Piz Boè. Chi si è servito della funivia impiega circa un'ora e mezzo per giungere su tale vetta; in più le difficoltà alpinistiche sono davvero contenute: si parla di un primo grado inferiore. Per questi motivi l'itinerario è sempre frequentatissimo, e infatti mi basta lanciare uno sguardo verso il percorso che porta alla cima per scorgervi una processione pressoché ininterrotta. Per fortuna qui spira il piacevole venticello dell'alta montagna; dunque non indugio oltre e proseguo di buon passo. Su alcune "terrazze" bisogna arrampicare, e fatalmente lungo quei passaggi si formano code di gitanti che procedono a rilento. Non appena scorgo possibili alternative, le seguo così da sorpassare coloro che mi stanno davanti. Mancano reali problemi tecnici, dato che, nonostante la quota, di neve quest'anno non ce n'è affatto. Che differenza rispetto al 9 luglio 1971, quando con mio padre per la prima volta salii il Piz Boè: allora trovammo una distesa bianca dall'inizio alla fine della gita! Altri tempi, in tutti i sensi... Tornando all'oggi, complessivamente in appena un'ora e cinquanta minuti dal Passo Pordoi ho raggiunto il Piz Boè, ma la gioia è subito mitigata da una scoperta non proprio esaltante: in vetta c'è un assembramento incredibile, all'incirca saranno duecento persone! Cerco di estraniarmi - ma non è facile - dai rumori e dalle chiacchiere altrui, e mi concentro sul panorama, davvero spettacolare: la limpidezza della giornata permette di ammirare, tutt'intorno, gruppi quali il Catinaccio, il Sassolungo, la Marmolada... vale a dire le montagne più belle del mondo, e scusate se è poco! Una volta rifocillatomi, vicino a me una comitiva tira fuori una chitarra e comincia a cantare. E' troppo: amo la musica, ma a tempo e luogo debito; dunque capisco che è giunto il momento di levare le tende... Scendo dall'altro versante, che presenta una cengia un po' esposta munita di fune metallica. Per questo tiro fuori dallo zaino cordino e moschettone, così da autoassicurarmi con tranquillità. Sulla suddetta cengia passa poi un'umanità decisamente varia, e quasi nessuno è legato, a cominciare da una giovane coppia in cui lei, per paura o per inesperienza, quasi non riesce a stare in piedi. Ma perché certa gente viene in alta montagna? In poco tempo sono al Rifugio Boè, anch'esso gremitissimo; ritrovo un po' di solitudine salendo sulla sovrastante altura del Col Turond, da cui si ha una visione ideale dell'altopiano delle Mesules. Scendo, e ritorno verso la Forcella Pordoi, dalla quale salgo nuovamente per raggiungere in breve la cima del Sass Pordoi, il "terrazzo delle Dolomiti", così come recitano i dépliant pubblicitari. Peccato, però, che la vetta sia irrimediabilmente deturpata dall'edificio che funge da arrivo della funivia, oltre che da bar, solarium e cazzate varie... E' ormai ora di tornare in valle; dalla Forcella Pordoi ripercorro in giù il ghiaione dell'andata, che affronto con grandi salti e praticamente di corsa, con tanto di cristiania e derapate come se fossi sugli sci. Divertentissimo! Mi ritrovo al Passo Pordoi in una mezz'oretta scarsa, e alla fine le gambe mi fanno un po' male, lo confesso...

[Dolomiti 2003]