IX: Canazei - Passo Pordoi e ritorno
(in mountain bike)

Il laghetto poco sotto il Passo Pordoi (foto Orempuller)

"Voi siete pazzi a muovervi in macchina da queste parti il sabato della settimana di Ferragosto!". Tale è il commento che faccio all'amico Daniele di Pistoia quando lui e altri appassionati di bicicletta, in vacanza in Val di Rabbi, manifestano il proposito di venire a Canazei per fare quei famosi "passi dolomitici" visti in tanti Giri d'Italia. Purtroppo sono buon profeta: l'appuntamento è alle dieci meno un quarto a Canazei, ma io, che conosco il traffico impossibile della Val di Fassa negli orari "normali", lo evito arrivando sul posto più di un'ora prima. Daniele e i suoi amici sono invece imbottigliati nel traffico e trascorrono ore interminabili procedendo a passo d'uomo, finché, all'altezza di Campitello, decidono di parcheggiare le macchine e di iniziare a pedalare. Arrivano all'appuntamento col sottoscritto intorno a mezzogiorno, ovvero più di due ore dopo il previsto! La comitiva si divide: i più coraggiosi si faranno tutto il giro dei quattro passi (Pordoi, Campolongo, Gardena e Sella); invece io, Daniele e Claudio ci limiteremo al Pordoi. Propongo a Daniele anche le altre alternative, che come il Pordoi ho già affrontato negli anni precedenti: il Fedaia e lo stesso Sella, ma Daniele, a cui in effetti non posso dar torto, preferisce fare quella che è, il più delle volte, la "Cima Coppi" della kermesse a tappe nostrana. Il Passo Pordoi è salita lunga e impegnativa, visto che dura 12 chilometri e si superano 800 metri di dislivello; tuttavia non vi sono tratti ripidissimi, e chi la affronta con calma e con regolarità, ma col dovuto allenamento s'intende, non la trova proibitiva. Premesso che io non ho il fisico del grimpeur ma piuttosto del passista, va poi aggiunto che questa pedalata si svolge direttamente l'indomani della faticosa gita su Cima Dodici; in più, su asfalto fra la mia mountain bike e la bici da corsa degli altri non potrebbe esserci storia. Daniele tiene quindi un ritmo assai superiore rispetto al mio, e mi guardo bene dallo stargli dietro: proseguo bello tranquillo e col mio passo, senza strappi e senza alzarmi sui pedali. Fiato e gambe mi paiono discreti, tant'è che non inserisco mai la moltiplica più piccola. Alla fine, coi dovuti distacchi, ci ritroviamo tutti e tre in cima al Passo. Fa molto più freddo che in valle e il tempo è bruscamente cambiato, minacciando pioggia a breve. I miei amici optano per mettersi la mantellina e tornare giù presto; io, invece, che avevo lo zaino sulle spalle con tutto l'occorrente, mi vesto pesante e mangio i miei panini, confidando che Giove Pluvio dovrebbe starsene buono per una mezz'oretta ancora. Per fortuna ci azzecco, e la discesa verso Canazei avviene senza problemi, eccezion fatta per le mani congelate malgrado i guanti. Ritrovo Daniele e Claudio che stanno mangiando dentro una Tavola Calda: appena in tempo, perché fuori comincia a diluviare!

[Dolomiti 2002]