II: Malga Sass - Prati delle Fior - Cimon del Trés - Pale delle Buse e ritorno
(a piedi)

Dopo il grosso impegno sia fisico che tecnico della gita d'apertura, per questa seconda uscita opto per un itinerario più tranquillo, ma altamente remunerativo sotto l'aspetto naturalistico e della dolcezza dei panorami. Già da qualche giorno mia madre aveva manifestato il desiderio di fare una gita con me, e così ho pensato che potevamo visitare insieme questa propaggine occidentale dei Lagorai, dove ancora non ero mai stato. L'accesso con la macchina è abbastanza lungo: si tratta di andare fino in fondo alla Val di Fiemme, oltre Molina (800 metri), e poi deviare a sinistra imboccando la stretta e tortuosa Valfloriana. Dal Baito del Manz la strada, che di recente è stata asfaltata per intero, si inerpica ripidissima fino ai 1906 metri dell'agriturismo Malga Sass: lì è possibile parcheggiare. Il luogo è quantomai ameno e riposante; i rilievi, tutt'intorno, non sono certo aguzzi come altre zone delle Dolomiti, ma proprio il fatto che le dorsali si succedano così morbide dona pace e serenità al fortunato escursionista. Dalla Malga Sass ci incamminiamo verso nord-est lungo una comoda strada forestale, pressoché pianeggiante. Dalle conifere promana un delizioso odore di bosco, che respiriamo a pieni polmoni. Gli alberi via via si diradano, e in una mezz'oretta siamo in un luogo davvero incantevole, i Prati delle Fior (in dialetto trentino, "fiore" è femminile!). Il tripudio di colori, ovvio, dev'essere particolarmente spettacolare in primavera, ma anche ora, nella prima metà di luglio, troviamo arniche, raperonzoli, fiori di trifoglio, denti di leone e campanule. E' mia mamma a dirmi i vari nomi, dato che io non sono particolarmente ferrato in materia.

Il morbido crinale dei Lagorai dalla
strada forestale oltre la Malga Sass

I Prati delle Fior

Per raggiungere il crinale dobbiamo adesso deviare verso est: mancano precise indicazioni e sentieri segnati, cosicché imbocchiamo quella che ci sembra la traccia più logica e percorribile. La salita non è troppo ripida né troppo lunga, dunque ne approfittiamo per goderci il territorio. Quando siamo già piuttosto in alto, riusciamo a scorgere, in lontananza sotto di noi, un camoscio: inizialmente è fermo, ma come ci avvista provvede a battere in ritirata. Arriviamo sulla larga cresta e tiro fuori la carta per capire in quale punto ci troviamo. La cosa non è facile: come detto, è la prima volta che vengo qui; in più, le cime arrotondate si assomigliano un po' tutte, e anche quassù mancano cartelli o bolli che possano aiutare l'escursionista. Alla mia sinistra (nord) vedo un paio di elevazioni. La prima è poco marcata, la seconda lo è di più: si tratta certamente del Monte Brustoloni. Noi, però, dobbiamo andare verso il Cimon del Trés. Quale sarà? La vetta poco evidente a sinistra, oppure la più acuta piramide alla mia destra (sud)? Cerchiamo di raccapezzarci contando anche le vette successive, ma è difficile arrivare a una certezza inequivocabile. Decido allora che il Cimon del Trés è quello a sud, e, mentre mia madre mi aspetta sul sentiero che corre in quota lungo il crinale, in pochi minuti ne raggiungo l'apice.

Il Cimon del Trés (?)

In vetta a quello che ho
ritenuto essere il Cimon del Trés

Discendo, e insieme proseguiamo sulla cresta. La vetta delle Pale delle Buse è un po' più lontana, e per avvicinarla è necessario camminare ancora in quota, destreggiandosi fra i massi grandi e piccoli di un terreno che va facendosi brullo. Mia mamma, alla sua prima gita in assoluto sui Lagorai, mostra di non gradire molto questa landa così selvaggia e poco battuta, e, ai piedi dell'ascesa verso le Pale delle Buse, preferisce anche qui rinunciare alla cima. Io no, e in breve tempo arrivo a toccarne la sommità, segnalata da un ometto di pietre sormontato da una piccola croce.

Le Pale delle Buse

La piccola croce in cima
alle Pale delle Buse

Sono ormai trascorse tre ore dall'inizio della camminata, e mia madre, complici anche alcune nuvole che vanno rabbuiando il cielo, non se la sente di proseguire verso l'ultima vetta del crinale, ossia il Monte Fregasoga, di poco più alto, ma con un'ascesa finale abbastanza ripida. Decido di assecondare la genitrice, che in fin dei conti è stata brava ad arrivare fin qua (pur sempre 500 metri di dislivello dalla Malga Sass), e insieme torniamo indietro. Splendidi cespugli di rossi rododendri risaltano nel verde dell'erba e nel grigio delle rocce, tanto più quando il sole riesce nuovamente a farsi largo. Poco prima del bivio per la discesa, ci fermiamo a mangiare.

Bellissimi rododendri inondati di sole

Sosta sul crinale presso
il bivio per la discesa

Scatto alcune foto, poi rientriamo con calma verso i Prati delle Fior e la Malga Sass. Pur nella costante variabilità atmosferica, Giove Pluvio fortunatamente non ci scarica addosso le sue ire, e terminiamo asciutti la nostra gita. Ho ancora addosso il dubbio di prima: avrò raggiunto o no la vetta del Cimon del Trés?... Chiedo informazioni alla malga, ma è difficile descrivere il nostro itinerario che, come detto, non era segnato. Successivamente ho cercato di sciogliere l'arcano con la complicità di altre persone pratiche del posto, come l'amico edicolante Enrico Vanzetta di Ziano, ma non mi è stato possibile reperire notizie certe in merito a una zona dei Lagorai davvero poco conosciuta. Siccome non è mia abitudine arrogarmi vette che non ho fatto, mi riprometto di tornare in questo bel luogo in futuro e di rifare tutta la cresta, magari in senso inverso, così da fugare ogni indecisione.

[Dolomiti 2005]