Mai fidarsi troppo delle copertine. Risulta infatti spontaneo accostare l'artwork (peraltro professionale) del CD del ragusano Nicola Randone a quello della Maschera di Cera o a quanto in uso in certa dark-wave; in realtà le suggestioni oscure qui mancano del tutto, se si eccettuano i testi gravitanti nell'orbita pessimistico-esistenzialista. Dal punto di vista musicale Randone, coadiuvato da Giovanni Bulbo, Enrico Boncoraglio e Riccardo Cascone, permane quasi sempre nell'ambito della canzone romantica e malinconica, ben costruita ma solo collateralmente imparentabile col rock progressivo: gli arrangiamenti orchestrali e altri particolari che vedremo testimoniano comunque la volontà di osare qualcosa.
Non v'è dubbio, direi, che le composizioni siano nate a partire dai testi, e che attorno ad essi si sia poi costruito il resto. Tale stilema è prettamente cantautorale, e dunque non sorprende che l'architettura strumentale appaia a volte un po' "schiava" della necessità di declamare le lunghe poesie. I primi tre pezzi del disco sono abbastanza anonimi, ed in particolare non convince il reggae de "Il pentimento di Dio"; a partire da "L'infinito" si sale di tono, grazie all'utilizzo di una valida chitarra elettrica, e il trend positivo è confermato da "Un cieco": la melodia è contagiosa e l'assetto ritmico pimpante. Da rimarcare la varietà de "La giostra", track accostabile alla Locanda delle Fate e che curiosamente ha lo stesso titolo del pezzo inedito contenuto nel CD live della band piemontese. Qualificante anche l'incastro di archi, pianoforte e flauto di "Strananoia", mentre della conclusiva title-track piace l'alternanza fra robusti riff chitarristici e squarci cantabili.
Vocalmente Randone appare all'altezza, ed anche i suoi compagni d'avventura sanno il fatto loro. Altre similitudini che emergono dall'ascolto?  Alberto Fortis e Pierpaolo Bibbò, tanto per citare un esempio famoso e uno da "addetti ai lavori". E comunque se nel mondo del prog vengono collocati gli Aton's, allora anche Nicola Randone ci può stare senza far gridare allo scandalo. Disco gradevole, ma che a dire il vero non mi ha emozionato più di tanto.
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www.mortediunamore.it.

Francesco Fabbri - luglio 2002

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