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XI: Passo Manghen - Forcella del Frate - Cima di Valsolaro - Forcella del Frate - Monte Ziolera - Forcella Ziolera - Forcella di Montalon - Lago delle Buse - Passo Manghen (a piedi)
Dall'alto
nord della Cima Ombretta, per l'undicesima gita mi trasferisco
nel... profondo sud (si fa per dire) delle due cime Valsolaro
e Ziolera. Fra tutte le mie ascese dolomitiche, quelle di quest'oggi
hanno al momento il primato della più bassa latitudine: mi trovo
infatti nella parte sud-occidentale dei Lagorai.
Per questa bella escursione raggiungo in macchina il Passo Manghen,
un po' distante rispetto a Moena. C'è innanzitutto da passare
per Molina, limite estremo della Val di Fiemme, e poi affrontare
la lunga salita per il passo: 40 km in tutto. Quando inizio
a camminare sono già le dieci del mattino, ma so che il
mio itinerario, almeno per quanto concerne la salita delle due
vette, non m'impegnerà per molto tempo. Comunque ho voglia di
saggiare la mia preparazione fisica affrettando il passo, dato
che, oltretutto, la temperatura è ben lontana dal caldo afoso
delle ultime uscite. Un comodo sentiero, che risale un pittoresco
pascolo, consente di vedere a portata di mano l'insellatura
dominata Forcella del Frate, stretta fra la lunga dorsale del
Monte Ziolera e le pendici rocciose della Cima di Valsolaro.
In 25 minuti la missione è compiuta, e posso subito puntare
alla prima vetta. Da qui, infatti, il lato opposto della Cima
di Valsolaro appare completamente diverso: una breve distesa
detritico-erbosa. 7 minuti mi sono sufficienti per raggiungerne
la croce di legno posta sulla sommità. Quantomai remunerativo
il panorama, soprattutto verso il Monte Croce e il dolce rilievo
formato dal Monte Fregasoga, dalle Pale delle Buse e dal Cimon
del Trés.
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La Cima di Valsolaro dal sentiero sopra il Passo Manghen
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Dalla Cima di Valsolaro, panorama verso il Monte Croce e il Monte Fregasoga
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Lo sguardo
è poi attratto dalla cresta del vicino Monte Ziolera, che da qui
lascia scorgere la via per la vetta. Nel frattempo ho indossato
la giacca della tuta, dato che l'aria è frizzante e sempre in movimento.
Dopo alcune foto ritorno alla Forcella del Frate, e qui ho modo
di notare i resti della Grande Guerra: un'ampia trincea corre infatti
lungo buona parte dell'avvallamento. Poi mi muovo verso il Monte
Ziolera, e quasi subito incontro un bivio: il normale sentiero 322,
che ho seguito finora, taglierebbe in costa evitando la vetta; per
contro un cartello indica a sinistra "Cima Ziolera - ore 0.30":
una ben visibile traccia risale direttamente il crinale. Ultimo
sprint della giornata (poi preferirò andare più piano): punto il
cronometro e parto. L'elementare percorso non presenta alcuna difficoltà,
e in 15 minuti supero i 250 metri di dislivello, finché mi ritrovo
alla quota 2478 dell'alta croce.
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Dalla Cima di Valsolaro, guardo la dorsale del Monte Ziolera che dovrò percorrere fino alla vetta
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In vetta al Monte Ziolera
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Qui la vista
sui circostanti Lagorai è decisamente appagante, in particolare
sul vicino Montalon e sull'oblunga Cima delle Stellune; sotto di
me affascina il Lago delle Buse con la Costa Onchieli. Il fiatone
della... corsa mi invita a una doverosa sosta; oltretutto, fra un
po' sarà l'ora giusta per mangiare. C'è vento e devo coprirmi bene.
Arrivano in vetta due ragazzi, che però scollinano quasi subito
sul lato opposto. Per tutta la giornata incrocerò pochi altri escursionisti,
il che mi farà godere ancora di più il segreto palpito di queste
montagne, dotate del prezioso requisito delle belle cose nascoste
all'informe e caotica massa del turismo più becero. Per questo perdo
volentieri tempo sulla vetta, rimirando i mutevoli ghirigori disegnati
da due aquile alte nel cielo. Poi mi decido a ripartire. La cresta
est del Monte Ziolera è leggermente più impegnativa: il primo tratto
è ripido e, in quanto coperto di detriti, richiede un po' di attenzione.
Nulla di trascendentale, comunque, e in breve mi ritrovo presso
un avvallamento della cresta. Qui i segni della Prima Guerra Mondiale
si fanno cospicui, con rovine di baraccamenti e un curioso pinnacolo,
quasi un obelisco di un'epoca tragica. In seguito si devono attraversare
alcuni metri lungo un costone un po' esposto, ma il tratto è reso
sicuro da una fune metallica.
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Rovine di baraccamenti e uno strano pinnacolo prima della Forcella Ziolera
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Il breve tratto con la fune metallica
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Potrei poi
scegliere se montare sul filo della cresta o aggirarla a destra:
opto per questa seconda, più facile possibilità. Ed eccomi alla
Forcella Ziolera. Il n° 322 taglierebbe a nord verso il Lago delle
Buse, ma io ho ancora voglia di camminare e proseguo a est col 322/b,
che corre in quota lungo il versante meridionale del Montalon. E'
questo un itinerario per me nuovo, che assaporo con calma metro
per metro. Ancora caverne di guerra; dietro di me la cresta del
Monte Ziolera che ho appena disceso, a destra il cospicuo massiccio
di Cima d'Asta.
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La ripida cresta est del Monte Ziolera, da me percorsa in discesa
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L'imponente massiccio di Cima d'Asta
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Devo poi discendere
in un catino terroso e quindi risalire verso la Forcella Pala del
Becco: si tratta della zona più selvaggia di tutto il percorso,
davvero imperdibile per chi, come me, ricerca l'escursionismo solitario.
Avvisto parecchie marmotte; diverse nuvole solcano l'azzurro, ma
sono continuamente spazzate via da quel forte vento che mi induce
a non fermarmi troppo a lungo presso la forcella. Potrei servirmi
di un'ulteriore scorciatoia verso nord, ma preferisco continuare
ancora fino al Lago di Montalon, altra zona altamente suggestiva.
Pochi minuti di salita e ritrovo quella Forcella di Montalon che
già conoscevo dai tempi della gita alla Cima
delle Stellune.
I cartelli mi indicano adesso i tempi che devo grosso modo attendermi
per il prosieguo dell'escursione: un'ora e mezzo fino al Lago delle
Buse, cui vanno sommati altri quaranta minuti per rientrare al Manghen.
In falsopiano cammino con calma lungo questo tratto a me già noto,
immerso in una lussureggiante vegetazione. Ecco il Lago delle Buse,
dalla caratteristica forma a uccello rapace con le ali aperte.
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A differenza
dell'escursione del 2001, stavolta non posso fare a meno di deviare
giù verso le rive. Qua mi fermo volentieri, anche perché la posizione
infossata mi tiene al riparo dalle correnti d'aria. E' l'ora giusta
per uno spuntino; tiro fuori un po' di cioccolata e mi siedo presso
la riva. Vengo rapito dai caleidoscopici giochi di colore che il
sole si diverte a fare sull'acqua, aiutato da strane alghe che stanno
poco sotto la superficie... Davvero spettacolare!
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Sulla riva del Lago delle Buse
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Spettacolari giochi ottici sulla superficie del Lago delle Buse
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Se, invece,
giro la testa a sinistra, vedo stagliarsi la parete nord del Monte
Ziolera, che da questo lato si mostra in tutta la sua imponenza.
Ormai non manca molto alla fine della gita; il passaggio nel bosco
è comunque notevole, specie quando il sentiero è attraversato dalle
lunghissime radici di alberi secolari, fino al caso limite del famoso
cirmolo denominato "L'Eterno" (vedi Dolomiti
2001). Il Lago
di Cadinello segna il mio rientro al Passo Manghen, e alle 18 termino
questa gita che mi ha pienamente soddisfatto.
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La bella parete nord del Monte Ziolera dal Lago delle Buse
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Il Lago di Cadinello presso il Passo Manghen
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