II: Capanna Bill - Passo delle Crepe Rosse - Sass de Roi -
Passo delle Crepe Rosse - Monte Padon - Passo Padon - Passo Fedaia - Capanna Bill
(a piedi)

Nel 2003 ero già stato sul gruppo del Padon, percorrendo lo stupendo "Sentiero delle Creste" sopra il Viel dal Pan. La voglia di continuare a esplorare questa catena, assai poco frequentata a causa della vicinanza di altre montagne più famose e 'fotogeniche', mi ha nuovamente ricondotto nel cuore di una natura selvaggia, affascinante proprio in virtù della solitudine in cui ci si può immergere. A due giorni di distanza dalla gita sull'altopiano delle Mesules, torno ad alzarmi di buon'ora e raggiungo in macchina il Passo Fedaia. La giornata è tersa e freddissima: un termometro, all'esterno, segna appena  +4°! Per me, tuttavia, che soffro sempre le temperature troppo elevate, è meglio così. Chiedo informazioni sul punto di inizio del sentiero 635, e mi viene detto che devo scollinare e lasciare l'automobile un po' sopra la Capanna Bill, laddove si trova la vecchia strada dismessa dall'ANAS. Individuo abbastanza facilmente tale punto, e un cartello mi conferma che devo iniziare da lì il mio cammino. Ben presto, però, mi accorgo che qualcosa non va: i segnavia spariscono e la traccia si fa sempre più incerta. Per fortuna la zona è aperta e orientarsi è agevole: malgrado io non conosca per nulla il luogo, scorgo prontamente l'insellatura a cui puntare, ovvero il Passo delle Crepe Rosse. Raggiungerlo, però, non è altrettanto semplice. La pendenza è considerevole e l'erba molto alta potrebbe celare insidie, sia inanimate (sassi, infide zolle) che animate (serpenti...). Lungo i circa 300 metri di dislivello che mi separano dal passo finisco dunque col perdere un po' troppo tempo rispetto alle previsioni, ma dopo un po' noto, in una valletta alla mia sinistra, una traccia più decisa a cui poi mi ricongiungo, pervenendo senza ulteriori grattacapi al Passo delle Crepe Rosse. Mi si spalanca una veduta magnifica: le Tofane, dall'altra parte, si stagliano nitide, mentre mi sembra di avere quasi addosso la maestosa Punta Serauta della Marmolada.

Il Passo delle Crepe Rosse. Sullo sfondo le Tofane

Marmolada: Punta Serauta

Il progetto iniziale della mia gita prevedeva a questo punto di andare direttamente verso il Monte Padon; tuttavia la buona riserva di energie mi consente di effettuare una digressione dalla parte opposta, verso il Sass de Roi. Il sentiero corre ora lungo la cresta, con la roccia lavica che si alterna alla lussureggiante vegetazione alpina. Spira un forte, gelido vento, e per questo non interrompo mai il cammino. Superate alcune alture, mi ritrovo infine ai 2369 metri del Sass de Roi. Il panorama è di quelli indimenticabili: il cielo completamente sereno mi permette di godermi la vista del Pelmo, del Civetta e delle più lontane Pale di San Martino. Finora non ho incontrato assolutamente nessuno, e per questo mi sento un po' un pioniere.

Sul Sass de Roi. Dietro di me il Pelmo e il Civetta

Il Monte Padon dal Sass de Roi

Con calma torno poi indietro, verso il Passo delle Crepe Rosse. Il procedere non è mai noioso, anzi: la diversa esposizione alla luce, rispetto al mio punto di osservazione di poco prima, mi fa scoprire inattese sfumature di colore tanto sui declivi erbosi, pastellati di un giallo dorato, quanto sulle scure rocce eruttive, ammantate di quel rossastro che, in qualche modo, costituisce una memoria storica del fuoco da cui, milioni di anni fa, si sono originate. E più in basso la pietra magmatica si è solidificata in una curiosa, gigantesca figura umana (tecnicamente si usa il termine "gendarme"): tale bizzarro fenomeno naturale non è infrequente, e si può ritrovare anche sui Monzoni e sui Lagorai, catene che infatti sono geologicamente accomunabili al Padon. Arrivato di nuovo al Passo delle Crepe Rosse, mi accingo adesso a rimontare il versante opposto, quello che conduce ai 2512 metri del Monte Padon.

Il Sass de Roi scendendo verso
il Passo delle Crepe Rosse

Rododendri in fiore verso il Monte Padon

E' passato mezzogiorno e dunque sono già diverse ore che cammino; per questo procedo con calma lungo i regolari declivi che portano fin sotto le rocce sommitali. Incontro un po' ovunque folti cespugli di rododendri in piena fioritura, e lo spettacolo è meraviglioso. Giunto alla base del Monte Padon, seguo quello che entrambe le carte topografiche che ho con me mi dicono di fare, e cioè aggirare la montagna sulla destra e poi rimontare la cresta sulla sinistra. Compio dunque un'ampia deviazione verso est, ma quando arrivo alle rocce ho un'amara sorpresa: la cresta è impercorribile, escursionisticamente parlando, mentre il sentiero proseguirebbe dalla parte opposta, verso Arabba e Livinallongo. Perché, così spesso, le carte riportano errori tanto marchiani? Non capisco ma mi devo adeguare; torno indietro e riprendo nuovamente il percorso principale, quello che condurrebbe al Passo Padon. Aggirate le rocce a sinistra, scopro che da questo lato il versante è assai più bonaccione, e vi sono delle tracce che conducono direttamente sulla sommità. E così, proprio quando stavo perdendo le speranze di salire la mia seconda vetta della giornata, finalmente mi ritrovo in cima al Monte Padon. Sono le tre del pomeriggio e lo stomaco inizia a reclamare con insistenza; il progetto di mangiare lì è tuttavia interrotto sul nascere a causa di un inatteso incontro con un nutrito gruppo di grosse capre di montagna. Forse è solo la curiosità che le spinge ad avvicinarsi verso di me, fatto sta che in pochi minuti mi ritrovo pressoché circondato. La cosa dovrebbe lasciarmi indifferente, ma la presenza, nel mucchio, anche di qualche robusto montone (con relative, poderose corna...), mi consiglia di spostarmi un centinaio di metri più in basso.

La Marmolada dal Monte Padon

Curiosa roccia 'umana' presso
il Passo delle Crepe Rosse

Poco male: il ghiacciaio della Marmolada - quest'anno finalmente di dimensioni più che rispettabili - e il gruppo del Catinaccio si lasciano ammirare altrettanto bene; inoltre mi diverto ad avvistare le marmotte, guidato dai frequenti fischi che emettono. Meno piacevole è invece il forte rumore delle pale di un elicottero, che ormai da un po' sta facendo la spola per trasportare del materiale per la ristrutturazione del sottostante Rifugio Padon, presso l'omonimo passo, verso il quale mi dirigo, una volta reintegrate le energie e riposatomi. Chiudo infine il percorso ad anello puntando direttamente al Passo Fedaia, da dove scendo verso la Capanna Bill per recuperare la macchina.

[Dolomiti 2004]