III: Alba di Canazei - Viel dei Ciamorces - Monte Crepa - Col Pelous -
Monte Crepa - Pian de Siele - Ciampac - Sentiero Botanico - Ciampac - Alba di Canazei
(a piedi)

Malgrado il mio ottimo allenamento, la precedente gita sulla Cima Pisciadù mi ha lasciato alcuni strascichi a livello fisico, dovuti alla veloce discesa per il ghiaione della Val Setus per evitare il temporale. E così, a distanza di due giorni, l'acido lattico accumulato nelle cosce e un dolorino al ginocchio destro si fanno ahimè sentire. Però oggi il tempo è troppo bello per non approfittarne; scelgo dunque una gita che, almeno dal lato tecnico, non presenta difficoltà. Già l'anno scorso, all'inizio dell'escursione per il sentiero attrezzato "Lino Pederiva", avevo notato che ad Alba c'erano delle segnalazioni per il Col Pelous; ricordando che tale mèta mi era stata consigliata dall'amico Andrea di TuttoFassa, mi decido ad affrontarla. Sono le nove quando la mia camminata ha inizio. Superati i bei tabià sopra Alba, ecco che lascio a sinistra la deviazione per il Ciampac e mi inoltro direttamente nel bosco. La vivacità della flora è notevole: ci sono i consueti non-ti-scordar-di-me, mentre resto incantato ad ammirare uno splendido giglio martagone.

Un bel tabià ad Alba di Canazei

Il magnifico giglio martagone
lungo la salita nel bosco

Fin qui i cartelli ai bivi sono abbastanza chiari, ma più in alto cominciano i problemi. Le indicazioni diventano scarse e contraddittorie: a un crocicchio si viene invitati ad andare a destra, ma, percorse alcune centinaia di metri in quota, a quello successivo viene detto di tornare a sinistra... Per esclusione capisco che devo andare nel mezzo, su per il sentiero denominato "Viel dei Ciamorces", che prosegue ripido nel bosco. Qualche raro e sbiadito segnavia bianco-rosso mi dà la conferma di essere sul giusto itinerario; purtroppo, però, quando sono parecchio in alto incoccio in un paio di bivi dove non c'è nessuna indicazione. Leggendo l'orografia del luogo, a questo punto decido di tenere sempre la destra, e i fatti mi daranno ragione. Verso i 2100 metri di altitudine cessano gli alberi e l'orizzonte si apre con decisione. Alle mie spalle si staglia, in tutta la sua imponenza, il gruppo del Sella; all'infinitamente grande fa contrappunto il preziosamente piccolo costituito dalla grande varietà di fiori: arniche, campanule, nigritelle e rododendri ingentiliscono con splendide tinte l'ultimo pendio, faticoso anche a causa del gran caldo (a Campitello, la mattina alle 8,30, c'erano già 23°!). Sul declivio erboso scompare ogni traccia, ma ormai, come detto, la zona è aperta e l'orientamento è facile.

In salita nel bosco lungo il Viel dei Ciamorces

Rododendri e pendio finale del Monte Crepa

Piego ancora a destra verso l'altura più pronunciata, finché mi accorgo di essere in vetta. Da Alba ho impiegato due ore e un quarto: tutto sommato un buon tempo, considerando l'afa e, soprattutto, i dubbi nel riconoscimento dell'itinerario. Un'occhiata all'altimetro e alla cartina topografica dell'APT della Val di Fassa mi è però sufficiente per rendermi conto che la cima dove io adesso mi trovo è in realtà il Monte Crepa, alto 2390 metri e, dunque, superiore di quasi 200 metri rispetto alla quota 2205 del Col Pelous. Affacciandomi alla mia destra scorgo infatti tale vetta, punto terminale del crinale in direzione nord-ovest. Per ora mi concedo un meritato riposo, gustandomi lo stupendo panorama: i gruppi del Latemar, del Catinaccio, del Sassolungo, della Marmolada, via via fino alle Odle, sono tutti quantomai appaganti per la vista. Alcune aquile, che dominano incontrastate l'azzurro del cielo, sono l'unico segno di vita animale che ho fin qui incontrato, dato che, già da sopra Alba, non mi sono più imbattuto in nessun escursionista.

In vetta al Monte Crepa, guardo con
ammirazione il gruppo del Sassolungo

In vetta al Monte Crepa. Sullo
sfondo il gruppo del Catinaccio

Decido ora di raggiungere anche il Col Pelous; per l'operazione mi è sufficiente una manciata di minuti, scendendo lungo alcuni prati più o meno ripidi. La visuale da questa cima è all'incirca analoga alla precedente, per cui, espletato il rituale fotografico, torno sui miei passi risalendo sul Monte Crepa.

Il Col Pelous dal Monte Crepa

In vetta al Col Pelous

Sono ormai le 12,30 e opto di mettere qualcosa nello stomaco, prima di imboccare a sinistra il sentiero che, passando in quota sotto lo Spiz de Sforcela e la Crepa Neigra, giunge al Pian de Siele. Quando mi ritrovo alla base della Crepa Neigra, da me salita nel 2003, non riesco a non congratularmi con me stesso: "Però... quella vetta non è così elementare... Sono stato bravo a raggiungerla!", confesso di pensare fra me e me. In una ventina di minuti sono al Pian de Siele. E' il momento della pausa "lunga" della giornata, allietata dalla monumentale parete ovest del Collac, quella dove corre la nota Ferrata dei Finanzieri.

Lo Spiz de Sforcela e la Crepa Neigra dal Monte Crepa

Il Collac dal Pian de Siele

La Roda de Mulon, il Gran Vernel
e la Marmolada dal Pian de Siele

Tacitati i morsi della fame e soddisfatte le esigenze... estatiche, scendo nella sottostante conca del Ciampac, dove purtroppo lo scenario umano è assai diverso, col fastidioso brulicare di comitive vocianti arrivate su con la funivia. Non mi trattengo e procedo subito oltre; fatte però poche centinaia di metri, ecco che incoccio nella deviazione per il Sentiero Botanico. Avevo sempre avuto la tentazione, nelle gite precedenti in questo luogo, di percorrere tale itinerario, ma, vuoi per il poco tempo a disposizione, vuoi per le condizioni meteorologiche, avevo sempre preferito desistere. Quest'oggi, invece, non ci sono problemi: non sono stanco, non è tardi e il tempo è buono. Senza dubbi devio a destra, laddove le frecce indicano il punto di inizio. Il sentiero è notevole sia dal lato paesaggistico che da quello floreale; purtroppo è poco interessante dal punto di vista scientifico a causa dell'assoluta mancanza di tabelle esplicative. Vi sono in tutto una trentina di "stop", con cartelli in legno numerati però privi, come detto, di qualsiasi descrizione riguardante ciò che si ha davanti. Malgrado il cielo si sia velato, il caldo è sempre più soffocante e manca qualunque ventilazione, trovandomi in una conca. Se a ciò si aggiunge il fatto che il sentiero è assai più lungo di quel che pensavo, nel momento in cui mi rendo conto che sto risalendo troppo verso la Sella Brunéch decido di averne abbastanza: salto gli "stop" fra il 24 e il 28 e torno verso il Ciampac. Un ponticello consente di ammirare una suggestiva caverna con una cascatella al suo interno.

Il 24° "stop" lungo il Sentiero Botanico.
Sullo sfondo la Sella Brunéch

La suggestiva caverna con
cascatella presso il Ciampac

Le sorprese non sono tuttavia finite: noto un signore fermo immobile con la sua macchina fotografica piazzata sul cavalletto. Ben presto capisco che sta riprendendo una marmotta che si diverte a entrare e uscire dalla sua tana. L'animale sembra non aver paura di noi e, anzi, dimostra una spiccata curiosità, consentendoci di avvicinarci progressivamente. Mi sdraio in terra e striscio pian piano verso di lei, fino a riuscire a scattare una foto a pochissimi metri di distanza.

La simpatica e confidente marmotta incontrata al Ciampac

Dopo quest'ultimo, piacevole intermezzo, affronto la ripida discesa verso Alba. Le gambe non mi fanno più tanto male, e allora mi lancio in linea verticale lungo le piste da sci, fino a ricollegarmi con un sentiero proveniente dal Contrin. In appena 25 minuti sono ad Alba, quando l'orologio riporta le 16,30 e il termometro ben 26 gradi.

[Dolomiti 2006]