Fra gli strumenti a disposizione dell'appassionato che intenda focalizzare al meglio quello che ha significato la magica stagione del progressive italiano degli anni '70, sono da annoverare questi due interessanti manuali che è bene considerare insieme in quanto risultano l'uno complementare dell'altro.
Unico estensore delle note contenute in "Progressive in Italia", Riccardo Storti è già conosciuto da molti per il suo ruolo di coordinatore del
Centro Studi per il Progressive Italiano. L'agile guida che egli ha scritto nel 2002 per l'inaugurazione del CSPI tratteggia in maniera veloce ma completa una panoramica sul fenomeno in oggetto, e lo fa con un approccio nuovo, ovvero valutando l'importanza che è necessario attribuire alle scuole locali (Napoli, Genova, Milano, Roma...): scelta giusta laddove si consideri che trent'anni fa non si poteva ovviamente parlare di globalizzazione, o perlomeno non ai livelli attuali. Sereno ed equilibrato il giudizio che Storti esprime in merito alla validità storica del prog italiano, che in effetti non si può concepire come forma artistica del tutto affrancata dagli stilemi anglosassoni, ma che al tempo stesso, perlomeno nelle sue incarnazioni migliori, seppe sviluppare un discorso autonomo e originale grazie alla contaminazione con quegli elementi musicali e, più in generale, culturali tipici del nostro paese.
Dalla sinergia del medesimo CSPI con altre due realtà operanti nello stesso ambito, vale a dire il portale telematico
Movimenti Prog e la rivista Wonderous Stories, è invece nato il volumetto "Racconti a 33 giri", pregevole sin dall'impostazione grafica, che è poi quella di WS. Riccardo Storti, Donato Zoppo e Paolo Carnelli, insieme ad altri validi collaboratori, hanno selezionato 50 album attraverso i quali scoprire e amare il Seventies Prog nostrano. I tre curatori sono per primi consapevoli (vedi l'introduzione) che la scelta è opinabile, tant'è che il progetto era partito con 25 dischi e, giunto a 50, ha ancora portato a dolorose rinunce; proprio per questo troverà ulteriori sviluppi futuri. D'altronde si può dire che ogni Italian prog fan abbia in testa una sua "Top 50" ideale, e mai come in questo campo vale la massima "tante teste, tante sentenze" (o, se preferite dirla con Robespierre, "tante sentenze, tante teste"): partendo da tale assioma mi permetto di rivelarvi, per quello che può contare, che alcune - piccole - differenze vi sono, nella mia personalissima classifica. Innanzitutto io avrei senz'altro incluso "Fiore di Metallo" dei Califfi, e non solo per un sano 'campanilismo fiorentinaccio' (comunque qui salvaguardato dal fatto che il Campo di Marte sia nel novero...); in seconda battuta l'LP d'esordio dei Saint Just mi pare decisamente più rappresentativo de "La casa del lago"; poi, da buon darkman, dico che qualcosa di Jacula o Antonius Rex andrebbe citato, ma soprattutto credo che l'importanza storica e la quantità di incisioni dei Goblin ne renderebbe doverosa la collocazione fra i gruppi fondamentali, così come il primigenio progetto Cherry Five; farei volentieri a meno degli sgradevoli Opus Avantra, che non metto neppure fra i primi 100, viceversa mi riempie di gioia la coraggiosa segnalazione di Roberto Cacciapaglia, che di norma finisce tra i presunti 'minori'. Comunque, ripeto, tutte queste sono preferenze e/o idiosincrasie soggettive: sulla materia - per fortuna - non possono esistere verità assolute e inconfutabili, e ad ogni buon conto ritengo che le scelte effettuate dai curatori siano in larghissima parte condivisibili dalla maggioranza degli appassionati. Entrando nel dettaglio, i dischi non sono esaminati per mezzo di semplici recensioni, ma passati alla lente d'ingrandimento e 'vivisezionati' con certosina precisione, ad esempio citando minuti e secondi dove trovare un certo passaggio! Notevole è poi l'inserimento, nel corso delle disamine, delle testimonianze dei protagonisti e delle cronache dell'epoca, e, in calce a ogni analisi, di un percorso di ascolto utile a rivelare affinità musicali, o anche solo 'spirituali', con altri gruppi o artisti.  Alcuni illustri contributi, firmati Armando Gallo, Gianni Leone e Lino Vairetti, oltre a una retrospettiva sui mitici Festival Pop, forniscono ulteriori, preziosi tasselli per la comprensione dell'atmosfera che si respirava in quel periodo, mentre le opportune bibliografia e sitografia chiudono un lavoro che davvero si segnala per passione e completezza. Un plauso, quindi, a tutto lo staff (in ordine alfabetico: Paolo Ansali, Paolo Besagno, Carlo Carnelli, Daniele Cutali, Matteo D'Agord, Massimo Forni, Emanuele Kraushaar, Paolo Noro, Pasquale Scarpato, Pierpaolo Tondo) che, coi già citati Riccardo Storti, Donato Zoppo e Paolo Carnelli, ha profuso il proprio impegno nel realizzare il manuale, fra l'altro scritto in modo accurato e competente anche per quanto riguarda l'uso della lingua italiana: ciò non appaia pleonastico, giacché il rispetto di ortografia e sintassi non ha costituito esattamente la regola per certi libri sul prog italiano usciti da tre lustri a questa parte...
Come s'è capito, due pubblicazioni di ragguardevole livello sia per i neofiti, che potranno contare su di un'ottima base da cui partire, sia per coloro che già sono edotti sull'argomento, vista la cospicua opera di ricerca sulle fonti. Da avere!

Francesco Fabbri - novembre 2003

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