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XII: Predazzo - Casina Boscampo - Ponte Valmaggiore - Lago di Cece - Ponte Valmaggiore - Miola - Predazzo (in mountain bike)
Ho tanti
difetti, ma non quello di essere superstizioso. La mia dodicesima
gita del 2004 fu fatta in mountain bike e comportò la lussazione
del gomito e il trasporto in ambulanza in ospedale. Per taluni
questo avrebbe costituito un motivo più che valido per evitare
il ricorso della storia, ma, come detto, da buon razionalista
io di certe stupidate me ne infischio: oggi, gita numero dodici
del 2005, ho voglia di pedalare e non mi tiro certo indietro.
Dal campo sportivo di Predazzo mi avvio lungo la strada che
porta a Bellamonte; ben presto, sulla destra, si stacca una
sterrata. Passato il ponte sul Travignolo, al bivio successivo
tengo ancora la destra: inizia la salita vera e propria. Ho
la conferma di essere sul giusto itinerario quando noto la Casina
Boscampo, un edificio di proprietà della Magnifica Comunità
di Fiemme. La carrareccia adesso si inerpica con decisione,
però il fondo è buono e la pendenza regolare: tengo un passo
costante e non incontro particolari difficoltà, grazie anche
al fresco offertomi dall'ombra dell'abbondante vegetazione.
Sono nella parte bassa della Valmaggiore, il cui omonimo rio,
con le sue acque scintillanti e il piacevole rumoreggiare, allieta
la mia pedalata. Seguo sempre il percorso principale fino a
quando, presso il ponte sul Rio di Valmaggiore a quota 1575,
incontro un altro bivio. Tenendo la destra raggiungerei la Malga
Valmaggiore; io devo invece imboccare la strada forestale sulla
sinistra. Qui la salita si fa meno erta e gli alberi si diradano
un poco, così ho modo di ammirare begli scorci sul Latemar.
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Salendo oltre il ponte sul Rio di Valmaggiore. Sullo sfondo il Latemar
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Lo scintillante Rio di Valmaggiore
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C'è adesso
da fare un ampio giro verso est, nel corso del quale passo davanti
a un'altra caratteristica costruzione in legno, il Baito della Sandrina.
Ancora un breve trasferimento in quota, poi con un deciso cambio
di direzione giro a destra (sud) per lo strappo finale. Nell'ultimo
chilometro la forestale si restringe a sentiero con diversi secchi
tornantini; il tutto è però ben tenuto e neppure qui sono costretto
a mettere il piede a terra. Vedo della luce sopra di me: la mèta
è ormai vicina, ed ecco che per incanto mi ritrovo in un fantastico
teatro naturale, costituito dall'ampia radura occupata dal Lago
di Cece, a metri 1879.
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Appena arrivato al Lago di Cece
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Ho impiegato
circa due ore e mezzo per superare 879 metri di dislivello, essendo
alto 1000 metri esatti il campo sportivo di Predazzo. Tira un certo
vento e sono coperto di sudore, per cui provvedo subito a indossare
la giacca della tuta. Dallo stomaco viene un certo languorino che
assomiglia parecchio alla... fame, dunque mi siedo sulle rive del
lago e consumo il mio pranzo al sacco. Mangio con calma e con gioia
le provviste, immerso come sono in uno scenario a dir poco incantevole!
Sopra di me la Cima di Sella e la Costa di Valmaggiore, contrafforti
di quella Cima
di Cece che è
la vetta più alta dei Lagorai; tutt'intorno una lussureggiante foresta.
Non sono esattamente solo, ma neppure a... contatto di gomito con
altri gitanti, magari poco silenziosi, così come avviene in altre
zone delle Dolomiti; mi rimane comunque la soddisfazione di essere
l'unico arrivato fin quassù in mountain bike. Dopo mangiato, faccio
un doveroso periplo a piedi attorno al lago, così da scattare diverse
foto alle iridescenti acque che, a seconda del punto di osservazione,
mutano radicalmente il loro colore, a causa dei giochi di luce del
sole e delle nuvole che vi si specchiano.
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L'incantevole Lago di Cece visto da diverse angolazioni
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Mi fermo ancora
a lungo, quasi in estasi di fronte a un simile spettacolo. Poi,
a malincuore, devo ripartire, anche perché nel frattempo la temperatura
si è ulteriormente abbassata. Ridiscendo con la dovuta cautela gli
stretti tornantini del sentiero, poi percorro a ritroso lo stesso
itinerario dell'andata. Eccomi sulla carrareccia della Valmaggiore.
Malgrado i guanti, le mani sono intirizzite dal freddo, per cui
ogni tanto mi fermo volentieri a contemplare le montagne: alla mia
destra ho adesso la Cima Viezzena e i Lasté di Lusia; davanti a
me fanno capolino le bianche rocce del Latemar.
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Un secco tornantino del sentiero subito sotto il Lago di Cece
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Cima Viezzena e Lasté di Lusia dalla Valmaggiore
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Il Latemar dalla Valmaggiore
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Attenzione al prossimo bivio: volendo variare l'itinerario non devo tenere la destra, altrimenti mi ritroverei alla Casina Boscampo; è invece necessario continuare a sinistra lungo la strada principale. Dopo un largo giro verso ovest, dove la pendenza non è eccessiva, a partire dal locale denominato Miola si va in dritta "picchiata" su Predazzo. Non vi sono comunque problemi e l'ultimo tratto è addirittura asfaltato. Alle quattro e mezzo sono nuovamente al campo sportivo di Predazzo, e il mio 'computerino' di bordo registra 28 chilometri totali, alla media di circa 10 km/h.
[Dolomiti 2005]
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