Ancor prima di esaminarne le note interne, l'ascolto diretto di questo CD mi aveva subito suscitato il parallelismo con Encresciadum, altro progetto scaturito da quella fucina artistica che è La Grenz, associazione cultural-musicale che ha il suo quartier generale nella dolomitica Moena. Ed è appunto sotto il monicker "Grenz & Friends" che ora vede la luce "Desche la neif d'aisciuda", che prosegue senza tentennamenti nel solco della contaminazione tra lingua ladina, jazz e musica brasiliana.
Restringere però l'operazione al mero aspetto 'uditivo' significherebbe trascurare tutta quella temperie, tutte quelle motivazioni profonde che sottendono all'urgenza espressiva da cui è scaturito il disco. Già, perché, prima ancora che un 'oggetto da ascoltare', "Desche la neif…" è un crogiolo di elementi sui quali riflettere. E non c'è dubbio che Fabio Chiocchetti, autore della quasi totalità di musica e testi nonché direttore artistico dell'ensemble, senta innanzitutto il bisogno di condividere con noi la sua visione della
cultura ladina in senso lato: minacciata da più parti, calpestata e quasi immolata sull'altare sacrificale del 'Dio progresso', può però rinnovarsi anche grazie alla contaminazione intelligente e consapevole. Paradigmatico è infatti l'allegato racconto in forma di dialogo "Na dì sa le crepate", gustoso bozzetto basato su un aneddoto reale, la cui lettura è necessaria per penetrare appieno lo spirito dell'opera.
Su un piano prettamente musicale, ancor più che nel già citato disco predecessore dominano gli accenti latineggianti, che spesso si fanno intimistici, raccolti. Quasi nostalgici, per non dire sofferti. Forse è una riflessione sulla vita stessa, quella che Fabio Chiocchetti - che qui si limita a cantare - intende sottoporci, insieme al nutrito stuolo di musicisti coinvolti nell'operazione: Alessandra Felicetti, Martina Cavulli ed Elena Favé alla voce, Roberto Dassala alla chitarra e ai cori, Ivo Brigadoi al violoncello, Marco Stagni al basso e al contrabbasso, Marco Mattia al piano, alle percussioni e ai cori, Enrico Tommasini alla batteria, Biju Vadagnini alle percussioni e ai cori, senza dimenticare lo
special guest Giancarlo Bianchetti alla chitarra e alle percussioni.
Questo clima di
saudade ladina è senz'altro interessante, anche se francamente lontano dai gusti personali di chi scrive, poco avvezzi alle cadenze di bossanova, samba et similia. Nondimeno sussistono momenti di significativa soddisfazione pure per l'ascoltatore di stampo 'tradizionale'. Alludo ad esempio all'assolo di chitarra di "E ades tu sgoleras", alle delicate trame pianistiche di "L'uscel" ed "Euskal Herria", e soprattutto all'impianto globale di "El bel del doman", in cui trovano spazio anche chitarra elettrica e batteria. Tale traccia, peraltro (come pure la conclusiva "Dolasila"), era già presente sul CD di Sonja Venturi "Son ladina (e no l saeve)".
Comunque un prodotto professionale, nell'incisione come nel digipack, certo meritevole di considerazione nell'ottica dei moderni interscambi artistici: non a caso è stato selezionato per il concorso "Targa Tenco 2015".
Contatti:
www.lagrenz.org.

Francesco Fabbri - ottobre 2015

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