Efficace dimostrazione di come un mondo particolaristico come quello ladino possa evolversi e inserirsi meritevolmente nel mare magnum dell'odierna globalizzazione, "Amer volesse" colpisce ed esalta proprio in virtù dei differenti piani di lettura che vi si possono rinvenire. L'autore del CD, Emilio Galante, è infatti personalità colta e completa (laureato in filosofia, docente di flauto al Conservatorio di Trento), capace di spaziare in numerosi ambiti della disciplina di Euterpe.
L'opera, apparentemente ascrivibile alla classica contemporanea, è dunque molto altro e molto di più. Anche l'appassionato di
progressive music vi troverà parecchi motivi di interesse: d'altronde Galante aveva già trascritto, in passato, musiche di Yes, ELP, Genesis e Zappa per il quintetto a fiato Kamera. "La tousa sul ciar dal fegn" e "Le strie del Latemar" sono accomunabili per i samples vocali, derivanti dai racconti di vecchi cantastorie elettronicamente manipolati. Soprattutto la prima traccia è intrigante assai, con le sue deliziose obliquità dissonanti ricamate dal flauto di Galante e dalla chitarra elettrica di Walter Zanetti, a metà fra i Gentle Giant e le scomodità free del miglior Zappa. L'eponima suite mi ha invece ricondotto a certi equilibrismi tipici del Rock In Opposition: gli appassionati di Magma e Shub Niggurath gradiranno sicuramente gli ipnotici intrecci armonici tra il flauto, la chitarra acustica e l'ottima voce del soprano Patrizia Polia, e si spazia in maniera egregia tra elegiaca ipnosi ("Amò amò") e urgente parossismo (la title-track). Violino e arpa caratterizzano "Nia m'é restà", ma ben poche sono le lusinghe per l'ascoltatore, vista l'enfasi drammatica che pervade la composizione. I quasi venti minuti riservati alla favola "Aagar" presentano ancora connotati nuovi, e suonano dolcemente ossessivi - a mo' della Penguin Café Orchestra, o anche della Laurie Anderson di "O Superman" - i samples vocali posti in apertura e chiusura, mentre per il resto a tener banco è la narrazione, affidata al Marascogn Fabio Chiocchetti, mentre il flauto del leader rimane in sottofondo a sottolineare ambienti ed emozioni.
Acusticità ed elettronica, classicità e modernità si compenetrano idealmente in questo florilegio avanguardistico, capace di ricercare senza per questo cadere nell'astrusità o nella noia: dimostrazione di come, senza paraocchi né pregiudizi, la cultura ladina sappia sempre esprimere la propria vitalità.
Contatti:
www.istladin.net; www.emiliogalante.com.

Francesco Fabbri - febbraio 2008

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