Marco Lastri dal vivo con gli Entwined - Firenze, Auditorium Flog, 10 marzo 2005

Per gli amanti di un suono puro e libero, totalmente svincolato da calcoli di convenienza di qualunque tipo, si segnala fin d'ora un progetto che, se sviluppato con adeguatezza, attirerà probabilmente l'attenzione di parecchi appassionati. DSB (Double Side Band) si costituisce col proposito di divertirsi attraverso il caro, vecchio concetto della jam-session strumentale, ove l'energia creativa possa sprigionarsi senza catene di sorta. Nel gruppo troviamo due Entwined, ovvero Marco Lastri (Hammond e synth analogici) e Fabiano Vezzosi (qui al basso a 5 corde): costoro hanno portato in dote quella giusta dose di esperienza e 'scafatezza' ai tre validi giovincelli Francesco Piccini (piano e synth digitali), Fabio Cioria (chitarre) e Riccardo Pucci (batteria, tecnico del suono). Ben presto l'istanza ludica ha dato vita ad alcune tracce che, seppur work in progress, come la band stessa tiene a sottolineare, lasciano già intravedere ottime cose, che delizieranno i palati di chi predilige la musica concettualmente e stilisticamente affine agli anni '70 di casa nostra.
I due pezzi dimostrativi del mCD nelle mie mani sono dunque provvisori in tutto, financo nei titoli: nondimeno emergono carica, entusiasmo e una naturale predisposizione verso i generi affrontati. "Jazzino" si basa inizialmente sugli incroci di piano e synth, che edificano elaborati giochi tonali di stampo jazz-prog. Laddove ti erano venuti in mente gli Arti & Mestieri, ecco che le curiose immissioni funky ti stravolgono i piani; davvero notevole la presenza rock della seconda parte. Ancor più esaltante è "Settequarti", col suo corposo prog a cavallo fra Banco e Locanda delle Fate; molto coinvolgenti tutti i temi, e azzeccati sono pure i riverberi simil-psych della chitarra. Certi passaggi, poi, si impongono grazie alla loro maestosità che, specie nel finale, risulta degna dei Nuova Era di "Cattivi pensieri".
Non è certo arido modernariato, quello dei DSB, bensì ricerca genuina che tiene nel dovuto conto il passato. D'accordo, freniamo gli entusiasmi perché tredici minuti sono ovviamente insufficienti per capire appieno la valenza del programma; se, tuttavia, il buondì si vede dal mattino, allora è lecito attendersi che per i DSB la giornata possa essere fulgida e radiosa!

Francesco Fabbri - giugno 2005

Dopo la consueta trafila dei contests e delle esibizioni nel corso di happenings, per la Double Side Band è finalmente giunta l'occasione di un concerto tutto per sé. La maiuscola performance tenutasi a Montelupo ha confermato in pieno la bontà di fondo del progetto, il cui ardore ha portato a sviluppare, nel giro di appena un anno, un cospicuo repertorio originale, al quale vanno ad affiancarsi varie covers di qualità. Nella globalità, la Band appare davvero con una... Double Side, in quanto da un lato è indubbio e imprescindibile l'amore per un certo progressive rock d'antan, dall'altro non vi sono - giustamente - problemi nel contaminare ciascuna situazione con stilemi che, almeno in teoria, potrebbero suonare eterogenei rispetto al filone 'canonico'.
Questo è stato palese fin dall'inizio del live-set che, annunciato da "L'Ultimo dei Mohicani", ha previsto in successione "Intro Pink Floyd" e "Billa", incastrate con naturalezza una nell'altra. E così, dopo sfumature di synth ai confini con l'ambient, è esplosa una dimensione prog rock anticonvenzionale, sempre attenta a ricercare pescando tanto nella fusion quanto nel funky, come confermato dalle già note "Jazzino" e "Settequarti", che dal vivo sono risultate assolutamente trascinanti. La forza delle composizioni strumentali firmate DSB risiede dunque nell'amore per la Musica
tout-court, per la genuina voglia di fare supportata da elementi virtuosistici tutt'altro che disprezzabili, a cominciare dall'eclettico chitarrista Fabio Cioria: dalle sue corde escono tanto Steve Hackett quanto Pat Metheny, senza peraltro dimenticare incursioni nel campo hard o addirittura metal. I due tastieristi si completano idealmente a vicenda, in quanto al serafico e tecnico Francesco Piccini (tre anni di studi classici alle spalle) si unisce lo scatenato e viscerale Marco Lastri. Quest'ultimo si è poi dimostrato cantante più che dignitoso, rivelando anche buone doti di frontman, laddove ha intepretato le covers, tratte dal repertorio di PFM ("Impressioni di Settembre", "E' Festa", "Maestro della Voce") e Pink Floyd ("Another Brick in the Wall", "Wish You Were Here"). Accanto a queste, l'unico altro pezzo cantato è stato "Angelo", un toccante testo sull'essere genitori musicato dallo stesso Lastri. Ma si diceva delle suites. Non è da tutti reggere un minutaggio che ecceda un determinato standard; per i cinque DSB, invece, ciò rappresenta il logico sbocco di un processo creativo che parte dall'improvvisazione. Dunque sempre interesse e mai noia in "Atmosphere", dov'è costantemente multiforme e prezioso l'apporto ritmico di Fabiano Vezzosi al basso a cinque corde (ah, l'importanza di avere un bassista che sia prima di tutto un bravo chitarrista...) e di Riccardo Pucci (tecnico del suono all'Opera del Duomo di Firenze!), batterista da poco tempo ma con una naturale predisposizione verso tale strumento. Assegno la palma dell'eccellenza a "Operetta", maestosa e sinfonica nella prima tranche, poi placata in un'estasi minimal-ambientalista grazie al bel pianoforte di Piccini, qui emulo di Nyman ed Einaudi; ci si incattivisce a partire dal robusto Hammond di Lastri, in stile Emerson Lake & Palmer, finendo con inusitati accenti di metal gotico-epicheggiante à la Warlord... Tutto fantastico! Soluzioni altrettanto ariose e potenti  nell'ottima suite conclusiva "Cordiali Saluti", dichiaratamente genesisiana negli intenti (vedi la maschera da Pierrot indossata da Cioria), ma dagli sviluppi semplicemente... DSB. Frammentaria nella più deliziosa accezione seventies, la proposta del gruppo ha trovato un altro punto di forza in un'acustica sempre nitida, logica conseguenza (se mai ci fosse bisogno di rimarcarlo) di un soundcheck all'altezza.
A mezzanotte, dopo ben un'ora e tre quarti di musica vivace e divertente, i DSB si sono congedati dal pubblico, certo soddisfatto anche se non foltissimo, come da prassi del lunedì sera, e che comunque è andato aumentando nel corso dell'esibizione. L'entità DSB va certamente lodata e sostenuta: ne sentiremo ancora parlare!

Francesco Fabbri - giugno 2006

A otto mesi di distanza dall'ultima performance live a cui avevo avuto il piacere di assistere, è stato quantomai utile tastare il polso dell'eclettica DSB, band in cui le novità si succedono di continuo: direi anzi che ogni giorno presenta un... menù diverso, visto lo slogan "musica cotta e mangiata" che il combo ha opportunamente scelto per sé!
Il Teatro Studio di Scandicci va via via gremendosi: sono le 22 quando il gruppo fa il suo ingresso in scena. La conformazione del luogo (palco in basso, pubblico sulle gradinate tipo stadio, per intenderci) lascia in me qualche dubbio in merito alla riuscita dal punto di vista acustico, invece tutto filerà liscio. Ecco l'annunciato innesto nella line-up: un vocalist di ruolo, l'esordiente Marco Torrini. Ciò comporta l'inserimento di parti cantate in quelle composizioni che prima erano puramente strumentali. Le notevoli "Intro Psycho" e "Billa" conducono alla consueta, pieffemmiana "Impressioni di Settembre"; dopo la preziosa "Cortometraggio" è la volta di "Jazzino". Alla fine di tale pezzo c'è un fuori programma non previsto dalla scaletta ufficiale, come la band mi ha ribadito al termine del concerto: parte un'improvvisazione a sorpresa, in cui ciascuna influenza 'storica' ha libero sfogo. Dal prog, al jazz, all'hard, al funky, è veramente un'eccitante cavalcata; Marco Lastri scarica la sua fisicità emersoniana quasi sdraiandosi, a tratti, sulla sua tastiera! La splendida "Operetta" prelude a un'altra sorprendente cover: la sigla di "Daitarn 3", certo figlia della passione del duo Vezzosi-Torrini per i cartoni animati giapponesi! Una sana goliardia è del resto insita in questo progetto, come confermato da alcuni siparietti: "Vi piace Cesare Cremonini?...". Fra gli astanti c'è chi risponde "Sì!", aspettandosi magari un pezzo dell'ex-Lunapop, ma la replica disarmante è: "A noi no... e quindi non lo facciamo!". A chiudere "Atmosphere", quindi la coinvolgente "E' festa", sempre from-PFM.
Un'ora di esibizione tesa e il cui livello di spasso non è mai calato: dunque missione compiuta, visto che scopo precipuo del gruppo è appunto divertirsi e divertire. Al termine dello show l'ipercritico (in modo sano!) Marco Lastri non mancava di evidenziarmi talune sbavature, peraltro figlie di certi settaggi improvvisamente scomparsi. Potrà anche essere, ma il godimento del concerto non ne ha in alcun modo risentito. Analizzare le singole prestazioni è forse esagerato per una band che, annoverando ben sei elementi, si basa parecchio sull'amalgama; posso però dire che mi ha colpito la crescita di Riccardo Pucci, batterista da non molto tempo; poco decisivo il cantante Marco Torrini, forse tradito dall'emozione del debutto: ma avrà certo modo di affinare potenza e sicurezza nel futuro. E a proposito del prosieguo, sono previste altre date live e, soprattutto, l'incisione di un regolare CD... Stay in tune!
Contatti:
www.diessebi.net.

Francesco Fabbri - marzo 2007

[ARTICOLI]