Il concept "74 giorni" è dedicato all'odissea oceanica in cui incappò, nel 1978, il controverso adventure-man Ambrogio Fogar, che sopravvisse, mentre morì il suo compagno, il giornalista Mauro Mancini. Poco chiari certi aspetti della vicenda, come pure la traversata del Polo Nord nel 1983 col cane Armaduk, dove lunghe tratte pare siano state coperte in aereo...
Al pari controverso è il giudizio complessivo su questo CD, animato da buone intenzioni e costellato, qua e là, da felici intuizioni, ma ahimè fragile in alcuni fondamentali. Quello dei messinesi Conqueror, al terzo disco, è un prog tenue e dai toni generalmente raccolti, costruito su discreti fraseggi di piano, synth e organo su cui vanno a incastonarsi il flauto o il sax, mentre la chitarra permane in una posizione subalterna. Ciò che meno convince sono i cantati, affidati alla tastierista Simona Rigano: decisamente leggere le partiture, intonate ma esili le interpretazioni. La prima
tranche del disco scivola via abbastanza inconsistente, tra sinfonismi aggraziati però poco sostanziosi; i modelli di riferimento, ossia Locanda delle Fate e Apoteosi, restano su un altro pianeta. Bisogna attendere il pezzo numero cinque, "Non maturi per l'aldilà", per riscontrare un po' più di gagliardia: finalmente il chitarrista Mario Pollino può ritagliarsi lo spazio che merita, incrociandosi con l'Hammond e il minimoog; soddisfano le rabbiose, oscure variazioni tematiche. Traccia spiritualmente affine, e altrettanto valida, è "L'ora del parlare", con aggressive rotondità che sottolineano l'enfasi drammatica; ipnotico il basso in sottofondo. Il prosieguo del disco si colloca su un dignitoso livello medio, senza acuti particolari. Vagamente canterburiano il piano elettrico di "Miraggi", mentre nella prima parte di "Nebbia ad occhi chiusi" si colgono reminiscenze pinkfloydiane. Tale pezzo dura quasi dieci minuti, non così avvincenti nelle atmosferiche divagazioni. Meglio le più succinte etereità di "Master Stefanos", contrappuntate da buoni riff dark della chitarra; pregevole (ma non eccezionale) la progressione in stile Banco di "Eleutherios".
In definitiva urge, per questi Conqueror, il trovare un(a) cantante di ruolo, e quel coraggio e quella personalità che possano in qualche modo giustificare il monicker prescelto, così belligerante, mentre per ora la proposta musicale è, al contrario, molto accomodante. Fin troppo.
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Francesco Fabbri - giugno 2008

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