VI: Alba di Canazei - Rifugio Contrin - Forcella Pasché -
Col Ombert - Passo San Nicolò - Alba di Canazei
(a piedi)

In cima al Col Ombert

Dopo alcuni giorni di pioggia il cielo si rasserena, ed anzi è questa la gita col tempo migliore: neppure al pomeriggio compare la minima foschia. Come spesso avviene in montagna, al cielo azzurro si accompagna il freddo pungente: alle 8,30 del mattino, passando in macchina da Canazei, il termometro locale segna 3 gradi (e siamo in agosto)! Per fortuna non c'è vento, e così riesco a sopportare bene tale temperatura, a parte i primi venti minuti. In un'ora e mezzo sono al Rifugio Contrin, poi proseguo ancora lungo la valle omonima. Benché la giornata sia splendida, luminosissima, ben presto mi ritrovo tutto solo; a sinistra mi fa compagnia l'imponente parete sud della Marmolada, davanti a me i prati e i fiori lasciano i loro intensi colori dentro alla mia anima. Dietro un poggio faccio un fugace incontro con un camoscio. E' molto vicino a me, e rimango immobile per non spaventarlo. Pian piano provo ad afferrare la macchina fotografica, ma... immediatamente l'animale si allontana. Ho comunque modo di scorgere, poi, anche delle marmotte, ben mimetizzate nell'ambiente naturale. Il bivio per il Col Ombert è del tutto invisibile dal sentiero principale, così mi ritrovo, mio malgrado, alla Forcella Pasché. Ritorno sui miei passi e, sullo scosceso fianco della montagna, finalmente noto la "serpentina" che porta alla vetta. Supero, fuori dal sentiero, una conca invasa da grandi massi, quindi mi ricollego al percorso "giusto". Affaticato, dopo oltre tre ore dalla partenza tocco i 2670 metri della cima. Da lì, complice la giornata tersa, si vede la Marmolada, il Sella, il Sassolungo, il Catinaccio, i Monzoni, Cima Uomo, insomma... tutto! Rimango lì ben due ore e mezzo, assolutamente rapito da uno spettacolo così esaltante. Dal lato opposto arrivano via via diversi alpinisti che hanno affrontato la difficile ferrata. Uno di essi, in pantaloncini corti, ha entrambe le ginocchia sanguinanti: mi confessa di essere scivolato e di aver battuto contro la roccia. Lo dico a tutti: in montagna si va in pantaloni lunghi, oppure alla zuava con calzettoni lunghi, e con scarponi. Certo in pantaloncini e in scarpe da ginnastica talvolta si può stare più freschi e più liberi, ma non bisogna mai trascurare le possibili, serie conseguenze che possono avere una banale caduta, una distorsione alla caviglia o anche l'incontro con una vipera. Fine della parentesi. Sempre in vetta, incontro un giovane ragazzo di Trento che suona in un gruppo psichedelico stile primi Pink Floyd - Velvet Underground. Chiacchierando, scopro che, come me, ama i Quintorigo: uno dei pochi! Prima di affrontare la discesa, firmo il libro di vetta. Sulla scatola metallica che lo contiene è disegnata una stella a cinque punte accompagnata dalla scritta "Carlo lives"... Evidentemente gli echi del G8 arrivano anche in cima alle Dolomiti! Ma è tempo di tornare. Giunto alla base del Col Ombert, ho ancora voglia di fare una piccola variazione: raggiungo in costa il Passo San Nicolò, e da lì punto direttamente verso Alba di Canazei attraverso i pascoli.

[Dolomiti 2001]