Tutti conoscono Antonella Ruggiero per i suoi trascorsi nei Matia Bazar, famosa band genovese di musica leggera, sì, ma di quella buona, che ama osare qualcosa in più oltre il 'minimo sindacale' per vendere. La Ruggiero ne è stata la pregevolissima voce per circa tre lustri, e le cantanti che si sono avvicendate dopo di lei, pur brave, hanno dimostrato di non possederne nemmeno lontanamente il carisma e le peculiarità timbriche.
Negli ultimi tempi Antonella s'è avvicinata, con amore e rispetto, al cospicuo patrimonio popolare nostrano, reinterpretandolo da par suo, sempre sotto la guida del marito
Roberto Colombo, noto mentore di tanti artisti italiani. "Cjantâ Vilotis", progetto ideato da Fabio Chiocchetti, direttore dell'Istitut Cultural Ladin nonché leader dei Marascogn, è un capolavoro assoluto nella duplice ottica del recupero del folk ladino e friulano e della sua riattualizzazione in chiave contemporanea. I pezzi qui presenti, fondamentalmente derivati dalla raccolta Gartner (1904-1915), risultano moderni e accattivanti grazie al sapiente operato di Colombo e dei tanti musicisti coinvolti: i gruppi Destràni Taràf e Marmar Cuisine, più Loris Vescovo, Caia Grimaz, Ivan Ciccarelli e Mark Harris. Una vera… 'multinazionale' capace di generare un meraviglioso, lungo affresco stilisticamente inquadrabile nella world music (con netta prevalenza della dimensione europea), cui si aggiungono sfumature jazz-canterburiane e - perché no - progressive, che piacerà molto a chi ama le cose più etniche di Fabrizio De André e Mauro Pagani.
Squillante e potente: questa era Antonella Ruggiero nei Matia Bazar. Non che tali doti non vengano qui confermate, anzi; solo che le ritroviamo arricchite di mille altre sfumature, degne davvero dell'intelligente e duttile interprete quale lei è. Lo si scopre subito: la sublime "Canche Vael gio veide" pare un arcano, sovrannaturale inno, e il connubio con la parte strumentale è perfetto. Il "Bal fascian" già lo conoscevamo grazie ai Marascogn: i Destràni Taràf lo rendono nuovo e intrigante. Altra famosissima melodia è quella friulana, commovente, de "La biele stele", che la Ruggiero esegue con grande virtuosismo. Completamente diversa dalla versione resa celebre dal Coro della SAT, "La pastora e il lupo" è meno drammatica in senso stretto, più intimistica e malinconica rispetto all'archetipo; incredibili gli acuti di Antonella, sempre ai vertici esecutivi, come pure nella composizione di Canori-Chiocchetti "Ciant de l'aisciuda". Venature addirittura quasi country in "A no 'nd è mai stade ploe", pezzo strumentalmente molto corposo; la voce della Ruggiero si fa dolce e suadente nella delicata ninna nanna de "La legna verda", ritorna imperiosa ne "Il viaggio", pezzo ideale nel dimostrare la sua infinita estensione sul registro acuto.
Opera di eccezionale valore anche dal punto di vista tecnico, considerando che è stata incisa dal vivo nel corso di due serate, "Cjantâ Vilotis" è monumentale pure nella durata: quasi 80 minuti. Inappuntabile - ma non avevamo dubbi - il lavoro di produzione e direzione artistica di Roberto Colombo; il DVD, che tra l'altro contiene due brani in stile klezmer non inclusi nel CD, aiuta ad apprezzarne anche il lato scenico. Un sincretismo di generi e di geografie musicali assolutamente riuscito!
Contatti: www.istladin.net.

Francesco Fabbri - giugno 2009

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