XII: Passo Manghen - Lago delle Buse - Laghi di Montalon - Forcella di Montalon -
Lago delle Stellune - Forcella di Val Moena - Cima delle Stellune e ritorno
(a piedi)

Il Lago delle Buse

La Cima delle Stellune

Che faticaccia immane! Durante questa gita commetto diversi errori di valutazione che, sommati insieme, contribuiscono a rendere l'impegno fisico al limite dell'improbo, nonostante il mio allenamento. Innanzitutto il Passo Manghen, alla periferia ovest della Val di Fiemme, è abbastanza lontano da Moena (diciamo una quarantina di chilometri), pertanto sono già le dieci e un quarto nel momento in cui scendo dalla macchina e inizio a camminare. Quanto al percorso, unisco due tratti di due diversi itinerari consigliati da un libriccino, confidando che il dislivello nominale è di 600 metri, dunque non granché. Ma il trasferimento in quota è lunghissimo! Di questo non ho tenuto conto, ed oltretutto in montagna un percorso "in quota" non è mai "pianeggiante", ma implica anzi una serie continua di saliscendi che, oltre ad aumentare di parecchio il dislivello complessivo, tagliano il ritmo e il fiato dell'alpinista. Per le prime due ore tengo un passo molto rapido, al limite della marcia sportiva. Le valli che via via scorrono sotto i miei occhi sono stupende, di un particolare verde pallido mescolato in armonia con la scura roccia porfirica tipica dei Lagorai. Vari meravigliosi laghetti mi si offrono alla vista: il primo è quello delle Buse, poi, poco distante della forcella omonima, è la volta di quelli di Montalon. Ho già camminato un bel po', ma non vedo ancora la mia mèta, ovvero la Cima delle Stellune. Poco dopo incontro una guardia forestale che me la indica, e io valuto (male) di essere in vetta in un'ora o poco più. Il mio interlocutore mi offre il binocolo per farmi notare un camoscio abbarbicato a uno scosceso pendio. Proseguo, nel silenzio rotto solo dai fischi delle marmotte: guardo bene, e a un certo punto scorgo un'intera famigliola di questi simpatici animali. Passo vicino al Lago delle Stellune, forse il più suggestivo fra quelli incontrati, e mi rendo conto che il cammino è ancora lungo. Per prima cosa devo guadagnare quota sino alla Forcella di Val Moena, poi seguire il sentiero per la vetta. L'ambiguità di un cartello indicatore mi porta invece a sbagliare, e dopo la forcella, aggirando la montagna, ricomincio a scendere. La cosa non va, e ritorno indietro, fino a notare una sbiadita scritta verniciata su un masso: quel bivio "Per la Cima delle Stellune" è assolutamente invisibile per chi sale! Sono quasi le due del pomeriggio, e non ho ancora mangiato nulla. Sono stanco, ma ritengo che appesantirmi lo stomaco non sarebbe ora appropriato, dal momento che devo affrontare l'ultimo strappo per la vetta. E qui compio l'ennesimo errore di valutazione, che pagherò per diverse ore: le gambe mi diventano molli, mi sento svuotato. Salgo quasi per forza d'inerzia. Incrocio degli alpinisti veneti che stanno scendendo: mi confessano di essere rimasti vittima anche loro del "bivio invisibile". Cerco di farmi coraggio, ma le forze stanno rapidamente esaurendosi. Sono costretto a fermarmi circa ogni dieci passi, tuttavia tengo duro e continuo. Alle due e quaranta, dopo quasi quattro ore e mezzo dalla partenza, finalmente sono in vetta! La pietrosa Cima delle Stellune è davvero particolare, e il panorama tutt'intorno è bellissimo. Avrei voglia di restare là un paio d'ore, ma faccio subito qualche calcolo: il ritorno si preannuncia lungo quasi quanto l'andata, vista la lunghezza dell'itinerario. Se voglio rientrare prima dell'imbrunire, posso concedermi venti o trenta minuti di pausa. Non di più. "Divoro" quindi i panini, scatto qualche foto e torno sui miei passi. Purtroppo la mangiata non mi procura nuove energie, anzi: la digestione pare bloccarsi, complice la fretta del pasto, lo sforzo precedente e la giornata non caldissima, ma afosa per l'umidità. Mi sento "suonato", poco lucido; sudo come una fontana. L'acqua nella borraccia comincia a scarseggiare. Se qualcuno mi vedesse, sembrerei forse Clint Eastwood ne Il buono, il brutto, il cattivo, quando Eli Wallach lo costringe ad attraversare il deserto senza bere... Però in giro non c'è assolutamente nessuno, così non rischio brutte figure quando, in un paio di occasioni, inciampo e cado miseramente a terra (senza conseguenze). All'altezza del Lago delle Stellune noto una sorgente: tracanno un'enorme quantità di acqua, con l'unico risultato di ingolfarmi ulteriormente lo stomaco già bloccato. Malgrado ciò mantengo la calma e proseguo con passo regolare, sia pure lento. La situazione si sblocca a poco a poco, e dopo un paio d'ore sto decisamente meglio. Ho anche il tempo per un paio di foto, al Lago delle Buse e accanto ad un monumentale, centenario tronco di cirmolo (vedi Dolomiti 2001). Sono al Passo Manghen alle sette e mezzo. Guardo il sole che sta ormai tramontando e, come lo Schwarzenegger tutto rotto alla fine di Terminator 2, dico: "Ho bisogno di una vacanza!".

[Dolomiti 2001]