III: Passo San Pellegrino - Fuchiade - Passo delle Cirelle -
Passo Ombrettola - Cima Ombrettola e ritorno
(a piedi)

La serie di belle giornate di fine luglio per fortuna prosegue, e così ne approfitto per visitare una zona della Marmolada, quella dell'Ombretta, che finora non avevo mai avuto occasione di percorrere direttamente, anche perché i lunghi tempi di marcia e le alte quote richiedono appunto condizioni meteorologiche stabili. Ma quest'oggi il cielo è del tutto sereno, e il freddo, pur pungente, non è reso più acuto da brezze più o meno forti: la situazione è quindi ideale. Inizio la gita seguendo la carrareccia, quasi pianeggiante e oltremodo panoramica, che dal Passo San Pellegrino conduce alla pittoresca conca di Fuchiade. E' un tratto che ormai conosco quasi a memoria; nondimeno ogni volta vengo rapito dall'amenità dei bei prati che lo costeggiano, ingentiliti dal tenue violetto dei crochi. Dopo il rifugio, quasi subito il sentiero si impenna guadagnando rapidamente quota. Si è ben oltre i 2000 metri, e quindi la vegetazione via via si dirada per lasciare il posto alla nuda roccia. Qua e là affiorano ancora resti arrugginiti della Grande Guerra; decido però di non cercare adesso qualche reperto, e di proseguire lungo l'aspro ghiaione su cui dominano le possenti moli di Cima Uomo e del Sasso Valfredda. Opportune serpentine consentono di mitigare la fatica, cadenzando il passo; sopra di me scorgo un solo escursionista, che ritrovo poco dopo ai quasi 2700 metri del Passo delle Cirelle. L'uomo, un simpatico emiliano di circa sessant'anni, presenta un vistoso affossamento sul cranio, che mi dice di essersi procurato anni prima, perdendo improvvisamente i sensi (forse a causa di un colpo di calore) su Cima Canzenagol, nei Lagorai. La cosa provoca in me una sottile inquietudine, avendo io deciso quest'anno di affrontare quella vetta... Il mio interlocutore è però la dimostrazione di quanto possa essere forte l'amore per la montagna, poiché lui, sia pur dopo una lunga convalescenza, è tornato a percorrere le alte vie dolomitiche, e per giunta in solitaria! Mi fermo volentieri a chiacchierare un po', anche perché, come di consueto, sono in anticipo sulla tabella di marcia ufficiale.

Sasso Vernale e Cima Ombrettola
dal Passo delle Cirelle

La stupenda conca di Fuchiade
verso il Passo delle Cirelle

Anziché scendere verso il Rifugio Contrin e poi Alba di Canazei, come avevo già fatto nell'ormai lontano 1987, piego adesso verso est, in direzione del Passo Ombrettola. Da qui in avanti incontro diversi banchi di neve che per fortuna, però, condizionano solo in parte la mia progressione, dato che il 'catino' che devo affrontare non presenta tratti molto ripidi. Vi sono varie tracce che tagliano la costa in punti differenti; opto di seguire quelle che attraversano meno neve possibile, badando nel contempo a non perdere troppa quota. Alcuni di questi nevai, tuttavia, presentano una scalinatura scarsa o addirittura nulla, cosicché, pur considerando che devo attraversarli più o meno in orizzontale, per evitare pericolosi scivoloni verso valle sono costretto a sbattere con forza gli scarponi in obliquo a ogni passo, spendendo dunque del tempo in più. Inoltre, a un certo punto mi vedo obbligato a rimontare in libera una paretina di pochi metri e facile, ma leggermente esposta: una volta superata, penso fra me che al ritorno sarà meglio fare un po' più di fatica ma tenermi più in basso nella conca... Al Passo Ombrettola manca ormai poco, e l'ultimo strappo non mi crea problemi tecnici particolari. Giunto lì, piego a destra e arrivo su Cima Ombrettola: in pratica è una formalità, e mi bastano una decina di minuti lungo un elementare spallone ghiaioso. Mi trovo completamente solo a quota 2931, e sono davvero felice. Il battito del mio cuore si fonde ora al segreto palpito di una Natura ancora incontaminata; essendo mezzogiorno, posso finalmente concedermi una lunga pausa... rifocillatoria. La giornata si mantiene incredibilmente limpida, e ho così modo di ammirare vette vicine e lontane: le Cime Cadine, il Sasso Vernale e il Sasso Valfredda sono lì, quasi a portata di mano; poco dietro il Vernale c'è l'immensa parete sud della Marmolada, che in certi punti precipita verticale con 1000 metri di dislivello! Leggermente più lontani, ma sempre visibilissimi, ho poi i gruppi del Catinaccio, del Sassolungo e delle Pale di San Martino. Il riposo che mi concedo è quindi lungo, considerando che la mia via del ritorno corrisponderà a quella di andata e dunque so già cosa aspettarmi e i tempi di percorrenza.

Cima Uomo, Cime Cadine e
Catinaccio dalla Cima Ombrettola

Il Sassolungo dalla Cima Ombrettola

Tornato al Passo Ombrettola, scruto la cresta del Sasso Vernale, su cui si notano i resti di un percorso di guerra, ora largamente in disuso. Pochi giorni prima la Guida Alpina Vittorio Bonelli mi aveva sconsigliato quell'esposta via, in quanto dei vecchi infissi di ferro sono rimasti solo i chiodi, ma non la fune che li collegava, e soprattutto perché la roccia è parecchio friabile. Mi avventuro per alcuni minuti lungo quelle tracce, e ho modo di verificare personalmente la verità di quanto dettomi: il sentiero è ormai franato quasi per intero, e sotto gli scarponi sento un insidiosissimo ghiaiolino che non mi sostiene per nulla. Se riattrezzata, quella cresta costituirebbe secondo me un percorso molto bello, ma ora come ora non è proprio il caso di fare l'eroe, e scendo nuovamente al Passo Ombrettola. Per riattraversare la conca innevata che mi riporta al Passo delle Cirelle, come detto prima scelgo di tenermi più in basso rispetto all'andata, così da evitare quei brevi ma insidiosi passaggi su roccia. Devo quindi fare un po' più di fatica, perché dalla base del 'catino' ho poi da risalire un maggiore dislivello, ma la scelta è corretta; oltretutto, quando sono costretto a ripassare sugli stessi nevai della mattina, ritrovo le mie scalinature ancora in buono stato, dal momento che il calore del sole è contenuto e dunque la neve non si è alterata. Sotto il Passo delle Cirelle comincia il divertimento: il ripido ghiaione è composto da piccoli sassolini, l'ideale per una veloce e verticale "picchiata" a valle! Corro giù a grossi balzi; prima di raggiungere i prati sottostanti, mi metto a perlustrare in mezzo agli sfasciumi rocciosi nella speranza di trovare un reperto significativo della Grande Guerra. Tra i vari ferri arrugginiti, dalla sagoma ormai indistinta, spicca un grosso tubo a gomito. Lo raccolgo e me lo porto via: faceva chiaramente parte di una stufa, e per un attimo provo a immaginare la vita durissima di quegli sventurati soldati che se ne erano serviti, costretti da eventi di cui non comprendevano nemmeno il significato a cercare di sopravvivere ai rigori dell'inverno in mezzo a baracche improvvisate, mentre fuori infuriavano il vento e le tormente di neve...

Tubo di stufa della Grande Guerra
(foto scattata sul mio terrazzo a Moena)

La Cima Ombrettola dal
Passo Ombrettola

Assorto in questi pensieri, scendo verso Fuchiade e poi al Passo San Pellegrino. Sono ormai le sei del pomeriggio quando archivio quest'altra bella e solitaria escursione.

[Dolomiti 2004]