X: Malga Valmaggiore - Lago di Moregna - Lago delle Trote - Lago Brutto -
Forcella Moregna - Cima Moregna - Malga Valmaggiore
(a piedi)

Lo splendido Lago Brutto

L'ampio panorama sopra il Lago di Moregna

"A jir sui Lagorai te vegn mal ai cai" ("ad andare sui Lagorai ti viene male ai calli"): questo il detto enunciatomi da Vittorio Bonelli pochi giorni prima. Da esso si capisce bene come i "veri" alpinisti non considerino nemmeno questo gruppo, che richiede quasi sempre lunghe e faticose camminate ma è privo di quelle "vie" su roccia che caratterizzano invece altre zone dolomitiche. Ma siccome io non sono un "vero" alpinista ed ho la fortuna di non avere i calli ai piedi, volentieri mi imbarco in quest'altra bella gita che mi porta a percepire il palpitante cuore selvaggio di una natura incontaminata. Raggiungo in macchina la Malga Valmaggiore per la carrozzabile che parte da Predazzo, quindi comincio a camminare. Pressoché subito mi ritrovo da solo: il ritmo dei miei passi e del mio respiro, ma soprattutto i rumori e gli odori che mi circondano, mi tengono compagnia facendomi sentire del tutto appagato. Ed è bello vedere il degradare della vegetazione man mano che si sale, fino a che, in lontananza, vedo il Lago di Moregna, il primo e il più grande dei tre che incontrerò nell'arco della giornata. Proseguendo, il sentiero spiana e la visuale si fa decisamente ampia; poco dopo, sulla mia destra, noto il piccolo Lago delle Trote. L'itinerario prevede ora un rapido innalzamento di quota che mi porterà alla Forcella Moregna, ma prima di affrontare l'erta devo passare intorno al Lago Brutto, che, a dispetto del nome, è di gran lunga il più bello e pittoresco dei tre: le acque sono di un blu nitidissimo ed ammaliante, e il contrasto con le brulle rocce porfiriche dei Lagorai crea un insieme meraviglioso, davvero mozzafiato! Continuando il cammino studio l'inquadratura ideale per una foto, che alla fine scatto quando mi trovo leggermente più in alto. Il raggiungimento della forcella mi impegna per un'altra mezz'oretta, ma una volta arrivatoci sento di non poter fare a meno di salire sulla sovrastante Cima Moregna, da cui mi separano poco più di cento metri di dislivello. Non c'è sentiero e dunque vado ad intuito rimontando il ripido crinale, però ad un certo punto le rocce strapiombanti mi impediscono di continuare. Non mi resta che tornare alla forcella ed aggirare la montagna. Dopo un po' mi sembra di individuare, sul fianco, un'altra via di accesso alla croce di vetta, e decido allora di riprovare. Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche, nondimeno il prato da risalire è pressoché verticale e l'erba alta nasconde le infide zolle sconnesse, e non solo quelle... Dopo un po' avverto un fruscio vicino a me, mi volto e noto chiarissima la sagoma di un serpente! Non rimango certo a controllare se si tratti di una vipera o di un'innocua biscia, anche perché si eclissa con grande rapidità; ripresomi dal poco gradito incontro, per prudenza decido di passare alla larga da quella zona. Sono alle rocce: la vetta è ormai vicinissima, e studiando bene i passaggi finalmente la raggiungo. Le condizioni atmosferiche sono abbastanza buone, e dunque ho il tempo di prendermi un po' di meritato riposo, sentendomi intimamente soddisfatto per aver saputo superare quel paio di contrattempi. Poi scendo e ritrovo il sentiero che corre lungo il perimetro alla base della montagna, fino ad incrociare quello da me seguito all'andata. Qui incontro le prime persone della giornata. Quando giungo nuovamente sopra al Lago di Moregna, il panorama quantomai pittoresco mi obbliga ad un'altra sosta. L'ampio scenario, caratterizzato da poca vegetazione e rocce basse, mi ricorda i paesaggi di certi spaghetti-western, una delle mie passioni. Il rientro alla Malga Valmaggiore avviene poi in poco tempo e senza intoppi.

[Dolomiti 2002]