X: Rifugio Cauriol - Passo Sadole - Passo Litegosa -
Cima di Copola - Cima di Litegosa e ritorno
(a piedi)

Sulla Cima di Copola

Sulla Cima di Litegosa

Gita lunga, faticosa ma estremamente appagante in quell'ambiente solitario, aspro e selvaggio caratteristico dei Lagorai e che pochi altri luoghi sanno garantire. In effetti gli accessi al gruppo sono tutti abbastanza impegnativi dal punto di vista fisico, e molte delle valli che lo solcano sono vietate al traffico privato. La Val di Sadole fa eccezione, e così arrivo in macchina fino al Rifugio Cauriol, dopo circa 6 km di sterrata, e lì comincia la mia escursione. La salita è costante fino al Passo Sadole, con un dislivello già di 500 metri. Fino al Passo Litegosa mi aspetta ora un lungo tragitto, che si snoda con numerosi saliscendi attraverso valli silenziose, forcelle, catini assolati. Mi trovo al cospetto di una natura veramente incontaminata e spettacolare, capace di regalare quella serenità interiore che nella routine lavorativa troppo spesso è facile smarrire. Pian piano affiorano, anche qui, i segni della Prima Guerra Mondiale, con rocce scalinate e resti di trincee. Ho già camminato parecchio fino al Passo Litegosa, ma devo proseguire. Mancano del tutto le indicazioni del sentiero per la cima omonima, così commetto un errore: aggiro la montagna e la affronto dal versante sbagliato! Faccio pochi metri di arrampicata quasi verticale e mi rendo subito conto che qualcosa non va. Ci sono degli anelli metallici infissi nella roccia, ma la corda di sicurezza che doveva scorrere al loro interno è mancante. Prima di partire, il gestore del Rifugio Cauriol mi aveva avvertito che se notavo quel particolare, significava che avevo imboccato la via lungo la quale NON salire, perché pericolosa. Ritorno immediatamente sui miei passi, sino a una forcella fra la Cima di Litegosa e la Cima di Copola. Decido per il momento di salire su quest'ultima. Noto che la croce in vetta è stata chiaramente spezzata da un fulmine, mentre poco più sotto scorgo un baraccamento bellico ancora in ottime condizioni. Vorrei fargli una foto, ma purtroppo c'è il problema del controluce. Mangio intanto un panino, quindi torno indietro verso la Cima di Litegosa. Guardo bene il fianco della montagna, quindi mi sembra di intravedere una traccia di sentiero segnata con un cumulo di sassi (i cosiddetti "ometti"). Mi avventuro per di là. La roccia è ripida, ma abbondantemente scalinata dagli sventurati soldati del '15-'18. E' comunque un'arrampicata, perché in molti punti si devono adoperare anche le mani. E giungo finalmente in vetta! Guardo l'orologio: è ormai pomeriggio, ma sono contento e mi sembra quasi di non sentire più la fatica, nonostante gli oltre 1000 metri di dislivello totale. Anche nel cielo i nuvoloni hanno smesso di accumularsi e iniziano a diradarsi. Finisco di mangiare, poi ritorno indietro con calma, arrivando al Rifugio Cauriol quando il sole già accenna a sparire dietro le montagne. Sicuramente questa gita rimane fra i miei ricordi più belli di tutta l'estate.

[Dolomiti 2001]