IV: Meida - Buffaure - Col de Valvacin - Sas de Adam -
Sas de Porcel - Sella Brunéch - Val Giumela - Meida
(a piedi)

Il Catinaccio dal Buffaure

La Marmolada dal Sas de Adam

Lunga gita questa, fisicamente impegnativa pur senza difficoltà tecniche, estremamente appagante per i panorami e per il contatto con la natura. La partenza avviene da Meida, subito accanto a Pozza di Fassa all'imbocco della Val San Nicolò. L'altopiano del Buffaure è raggiungibile con una cabinovia, ma io questo giorno ho deciso di usare solo ed esclusivamente le mie gambe, pertanto mi avvio a piedi lungo l'erta del bosco. Quando, più in alto, la vegetazione si dirada, il percorso segue la pista da sci, col contorno di quegli orribili pali ricurvi che d'inverno sostengono le reti di protezione. Fortunatamente sul Buffaure si apre uno scenario bellissimo: complici le condizioni meteorologiche una volta tanto più che buone, posso ammirare il gruppo del Catinaccio da una parte e quello della Vallaccia dall'altra. Guadagno ancora quota e tocco il Col de Valvacin, dove c'è troppa gente per i miei gusti, dato che vi si può arrivare con una seggiovia. Proseguo allora per il Sas de Adam, la cui posizione "strategica" permette di ammirare al meglio i gruppi della Marmolada, del Sella e del Sassolungo! Rapito da tanta bellezza, mi fermo là per un bel po'. Mangio i miei panini, scatto delle foto, chiacchiero con dei toscani incontrati per caso delle miserie della Fiorentina (gestione Cecchi Gori, ovvio). Dopo riprendo il cammino, abbandonando il sentiero per giungere, su percorso libero, in cima al Sas de Porcel (sic!), la maggiore elevazione della mia gita: 2490 metri. Partendo da Meida, dunque, ho superato un dislivello complessivo di quasi 1200 metri. Ma il rientro richiede altrettanto tempo, e allora scendo senza indugi alla Sella Brunéch; da lì mi aspetta l'ampia e verdeggiante Val Giumela, che merita di essere percorsa con calma per notare come la mano dell'uomo, qui, non ha fatto scempio della natura: le baite che si incontrano si integrano a meraviglia col paesaggio. L'ultimo tratto della valle prima di Meida è decisamente ripido, ma i dolori alle gambe si sopportano bene nel ricordo delle bellezze ammirate nel corso della giornata.

[Dolomiti 2002]