E' ben noto che il termine "blood" ricorre spesso nei monickers dei gruppi rock, in special modo quelli dediti agli ambiti più estremi e che amano crogiolarsi in immagini trucide. Chi, tuttavia, pensasse che tale regola valga per il combo trentino denominato Blood Rockers Band, cadrebbe in errore. L'ensemble ha infatti adottato tale nome allo scopo di sostenere il volontariato, nella fattispecie la donazione del sangue.
La band nasce a Soraga (val di Fassa) nel 2009 e, almeno inizialmente, dà libero sfogo alla propria passione principale: un
roots rock che trae linfa vitale dai vari Bob Dylan, Bruce Springsteen, Lynyrd Skynyrd e così via. Ad accompagnare il gruppo, c'è il coro La Ciantarines de Soraga, diretto da quel Fabio Chiocchetti che ormai si può ben definire come l'autentico deus ex machina della musica - e dell'arte in generale - in terra fassana.
Il primo CD presenta, su cinque pezzi totali, ben tre covers. Partendo proprio da queste, ecco che emerge una delle peculiarità: sotto il profilo prettamente musicale le versioni risultano garbate e rispettose dell'originale; viceversa i testi sono, in alcune strofe, tradotti in ladino. E qui non si può non rilevare che fa un po' uno strano effetto sentire celeberrime tracks come "Sweet Home Alabama" e "Knockin' on Heaven's Door" diventare rispettivamente "Doucia Ciasa Val de Fascia" e "Dedant a l'Us del Paradis". Ma forse è solo un problema derivante dall'
ortodossia rock dell'umile estensore di queste righe... La title-track è invece una composizione del chitarrista Fernando Ianeselli, su testi del noto 'sciatore dell'estremo' Tone Valeruz: qui, fermo restando un certo southern flavour, si riconosce un sofisticato etno-rock che può ricordare Mauro Pagani e l'ultimo Fabrizio De André, mentre alcuni vaghi richiami al progressive sono presenti nell'uso delle tastiere.
L'altro disco è stato registrato dal vivo a Canazei nell'estate 2011. Buona la resa sonora, e soprattutto convince l'evoluzione musicale del gruppo. Infatti, accanto alle consuete covers (qui ci sono pure Jimmy Cliff, Lowell George e financo un breve frammento hackettiano) che costituiscono pur sempre il 'piatto forte', si scorgono alcuni germi assai intriganti. L'intro e l'outro del CD sono infatti dei begli strumentali atmosferici, con largo impiego di tappeti tastieristici su cui si innestano la chitarra e il pianoforte. A mio avviso, tuttavia, i vertici dell'opera sono due. "Elba d'Invern" alterna accenti folkeggianti e improvvise accelerazioni, accattivanti e ben fatte. Però il culmine assoluto si raggiunge nei dieci minuti di "Te la Neif": a un incipit di prog romantico segue un bel dispiegamento di tastiere, poi il pianoforte accompagna il recitativo, prima di un eccellente break di chitarra elettrica che, nella seconda parte, va ad alimentare un grande momento epico e sinfonico.
Più che sul virtuosismo dei singoli membri, la Blood Rockers Band pare comunque puntare sulla compattezza dell'insieme. Gli elementi per proseguire con soddisfazione ci sono, specie se verrà privilegiata la strada intrapresa appunto da "Elba d'Invern" e "Te la Neif".
Contatti: www.
bloodrockersband.org.

Francesco Fabbri - luglio 2013

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