XVIII: Redagno - Sentiero 3 - Taubenleck - Bletterbach - Butterloch - Sentiero 4/5 - Redagno
(a piedi)

Una gita veramente insolita. In montagna è consuetudine andare verso l'alto, contemplando poi i panorami giù in basso oppure alla nostra altezza. In questo caso avviene l'esatto contrario, e si scende nelle viscere della Terra per ammirare, letteralmente a bocca aperta, le testimonianze geologiche e biologiche rimaste impresse nelle rocce nel corso di milioni di anni di storia del nostro pianeta. Tutto questo è il canyon formato dal Bletterbach, un rio che nasce del Corno Bianco, versante nord-ovest. Per visitare quest'autentica meraviglia naturale io, Daniele e la Serena dobbiamo prima di tutto andare a Redagno. Si tratta di un grazioso agglomerato di case in tipico stile altoatesino che si raggiunge dalla strada che dalla Val di Fiemme scende verso Ora, deviando a destra quando si è circa all'altezza di Fontanefredde. Parcheggiata la macchina accanto alla bella chiesina del paese, cominciamo a camminare intorno alle 11. Proprio all'inizio del nostro itinerario passiamo davanti al locale denominato Zirmerhof, e qui avviene l'unico contrattempo della giornata. La Serena desidera un caffè macchiato, per cui entriamo dentro e lei lo ordina. Ci viene fatto notare che il ristorante è chiuso, la qual cosa già ci stupisce un po': l'esercizio dove ci troviamo è in realtà un bar-ristorante, quindi la nostra richiesta è perfettamente legittima. Senza altri commenti il caffè viene preparato e servito al banco, dove ci troviamo. La sorpresa arriva al momento di pagare: ben 1,90 euro! La Serena è stupefatta di fronte a tale conto, che ammonta a circa il doppio della norma. Per carità, è tutto legale: i listini posti all'interno e all'esterno del locale riportano appunto quella cifra (tanto per la cronaca, il cappuccino costa addirittura 2,80 euro...). Dovevamo essere noi a leggere questi prezzi in anticipo così da evitare accuratamente un simile esborso, ma tant'è: chi se lo sarebbe aspettato? In fin dei conti non siamo in un posto esclusivo come Piazza San Marco a Venezia o Piazza della Signoria a Firenze; Redagno è sì un luogo carino, ma come mille altri dell'Alto Adige... In più, come detto, eravamo in piedi al banco e non seduti, non c'era musica dal vivo e, dulcis in fundo, chi ci ha serviti non ha certo brillato per cortesia, come confermato al momento della richiesta del bagno, additatoci senza una sola parola. E allora ci penso io adesso a commentare questo spiacevole episodio con una sola parola: vergogna! Usciamo fuori e continuiamo il cammino lungo il sentiero n° 3, qui largo, pianeggiante e oltremodo panoramico. A differenza della scorsa gita, la giornata odierna è calda e soleggiata, e la visibilità è ottima: davanti a noi si staglia netto il Corno Bianco, che da quest'angolazione ha già un aspetto completamente diverso rispetto a quello che si ha dal Passo degli Oclini, da cui parte la normale via di salita. Costeggiamo alcune recinzioni dove sono tenuti dei piccoli di yak; poi, dopo un'ampia radura, lo scenario muta totalmente: sotto di noi sprofonda l'orrida gola del Bletterbach. In prossimità della forra del Taubenleck, caratterizzata da alte e verticali pareti, sono ben visibili quelle stratificazioni di pietra arenaria (tipica della Val Gardena) e di porfido che da qui in avanti domineranno il nostro procedere.

Il Corno Bianco all'inizio
del sentiero da Redagno

Una parete della forra del Taubenleck dall'alto

Passato l'ingresso dell'antica miniera del Taubenleck, proseguiamo per un poco lungo il sentiero in quota, così da ammirare la gola dall'alto, poi torniamo indietro e ci caliamo giù nell'abisso. La discesa è perfettamente sicura anche per i turisti, data la continua successione di steccati, cordini metallici o vere e proprie scalinate con tanto di doppio corrimano, che eliminano qualunque paura o incertezza. In fondo al canyon ci si ritrova incassati fra due veri e propri muri rocciosi, che in qualche punto sono alti 400 metri. Ci si sente proprio dei microbi al cospetto di una Natura così maestosa!

La discesa nel Taubenleck è resa sicura
da funi metalliche e ampi corrimano

Una strettoia del canyon all'inizio del percorso

Inizia qui la parte più emozionante del percorso, che prevede la risalita del Bletterbach stando ora su una riva, ora su quell'altra, senza un vero tracciato obbligatorio. A intervalli regolari si trovano delle tabelle che forniscono le giuste spiegazioni in merito ai vari aspetti della storia della Terra che qui si rinvengono, collocabili dal Permico Inferiore al Medio Triassico, ovvero da 280 a 235 milioni di anni fa. E così, oltre ai diversi strati delle rocce, vengono illustrati i numerosi reperti fossili, sia vegetali (piante, legni) che animali (microrganismi, crostacei e cefalopodi), fino alle tracce dei dinosauri! Questo canyon è dunque un vero e proprio libro naturale da sfogliare, e la sua fama dev'essere piuttosto cospicua: complice il bel tempo e il periodo ferragostano, oggi c'è una gran quantità di visitatori che risalgono il corso del Bletterbach. Per scattare delle foto che non presentino una folla del tipo Piazza del Duomo a Firenze, spesso io e i miei amici siamo costretti a diversi minuti di attesa, e bisogna poi esser veloci perché il momento giusto non dura a lungo... Un'altra peculiarità sono le suggestive cascatelle formate dal Bletterbach, non a caso prese di mira da molti fotoamatori. Mi faccio fare uno scatto da Daniele accanto alla più rappresentativa di queste: le molte gocce nebulizzate nell'aria circostante mi infradiciano completamente in pochi istanti!

Una splendida cascatella
fra alte pareti verticali

Doccia totale per il sottoscritto,
accanto a questa meravigliosa cascatella!

Per proseguire l'itinerario dobbiamo aggirare la cascata rimontando dei massi basaltici alla nostra sinistra. Poco dopo il canyon si fa meno angusto, allargandosi progressivamente. Diamo un'occhiata all'orologio: è ormai l'una, e facciamo la pausa pranzo. La sosta dura un'ora, poi riprendiamo a camminare. I lati del baratro sono adesso decisamente più lontani, e un'intensa luce, riverberata dai sassi, ci accompagna senza soluzione di continuità: in questi punti così assolati fa piuttosto caldo. Dopo altre impressionanti visioni sulle pareti stratificate, giungiamo a un punto in cui sembra di non poter più andare avanti: ci troviamo alla base del burrone denominato Butterloch, dal cui bordo superiore il Bletterbach precipita con un'alta cascata. E' questo un luogo altamente suggestivo, osservabile da diversi punti di vista grazie alle consuete scalinate metalliche con doppio corrimano che lo risalgono sulla destra.

Impressionanti stratificazioni
sedimentarie poco prima del Butterloch

La scalinata metallica per risalire il Butterloch

Giunti sul labbro roccioso da cui si getta la cascata, si ha un'emozionante colpo d'occhio sul tratto di canyon appena percorso.

L'alta cascata del Butterloch
dal terrazzo a metà della scalinata

Gran temerario, sono sul labbro roccioso
da cui si getta la cascata del Butterloch

Da qui imbocchiamo il sentiero 4/5 alla nostra destra, che riguadagna quota attraverso un bel bosco di abeti rossi, cirmoli e pini mughi. All'inizio la salita è un po' ripida, e questo accentua in noi la sensazione del caldo, ma poi, quando l'altitudine è più o meno pari a quella di Redagno, l'itinerario torna pianeggiante. Davvero notevole la vista sul canyon sottostante che ci accompagna; in più ci sono altri cartelli esplicativi, come uno che ci segnala alcuni massi erratici denominati "I Giganti".

Fra i pini mughi emergono "I Giganti", grandi massi erratici

Il nostro rientro a Redagno è da qui comodo e abbastanza breve, tanto che alle tre e mezzo siamo di nuovo in paese, ma prima di ripartire con la macchina è il momento delle ultime foto ricordo, che dedico a noi tre e alla chiesetta di St. Wolfgang, dalla quale il panorama comprende Salorno, la Mendola e la Valle dell'Adige, abbracciando in lontananza anche l'Adamello.

I tre provetti alpinisti a Redagno,
reduci dai profondi abissi del Bletterbach

La caratteristica chiesetta
di St. Wolfgang a Redagno

Un'escursione quantomai affascinante e alla portata di tutti, visto che, come ho detto, i punti ripidi sono abbondantemente attrezzati; nondimeno è da evitare in caso di pioggia per le possibili piene del fiume e per la caduta di sassi. Raccomandabili, in ogni caso, gli scarponi.

[Dolomiti 2005]