Premessa necessaria: se, per me, esiste un disco che si staglia nettamente su tutti gli altri nell'ambito del rock italiano di ogni epoca, questo è senza ombra di dubbio YS ('72) del Balletto di Bronzo. Vi si respira un'atmosfera genialmente malsana, grazie ad un dark progressivo incubico ed espressionistico dosato in modo perfetto fra porzioni perniciose e striscianti, alternate a frammenti aggressivi di grande presa.
Artefice principale di tale capolavoro fu il tastierista Gianni Leone che, a circa cinque lustri da allora, rispolvera il vecchio monicker per il suo nuovo progetto in cui, però, non è coinvolto nessun altro membro della formazione di
YS. Questo Trys racchiude un concerto dal vivo a Roma del '96, in cui appunto viene rieseguito per intero il concept YS, con l'aggiunta di estratti dagli album solistici di Gianni Leone (che all'epoca si firmava LeoNero), più alcuni inediti.
La delusione è cocente. Capisco la necessità di un artista di non sentirsi escluso dalla propria epoca, ma il tentativo di aggiornamento timbrico delle tastiere suona gratuito e velleitario, laddove in
YS proprio le calde sonorità rappresentavano uno dei (tanti) punti di forza di quell'opera esemplare, che qui diventa quasi irriconoscibile, da quanto è piatta. Si avverte poi clamorosamente la mancanza della spettrale ma sanguigna chitarra di Lino Ajello e dei peculiari, originali intrecci del batterista Gianchi Stinga. Oggi Leone è accompagnato solo dalla sezione ritmica dei Divæ; ribadisco quanto ebbi già modo di affermare quando uscì il loro CD Determinazione: si tratta di volenterosi ma modesti gregari, che qui si dimostrano del tutto privi dell'esplosiva personalità dei vecchi musicisti del Balletto, pur tenendo conto di certe semplificazioni che la dimensione live inevitabilmente comporta. Perlomeno un disco dal vivo dovrebbe catturare l'attenzione emotiva di chi ascolta: questo con Trys non avviene mai, in virtù della freddezza che vi impera. E ciò è un paradosso, se si pensa alla enorme carica passionale del vero YS (chiedo scusa per il continuo paragone, ma è inevitabile!).
Preoccupano poi gli inediti di nuova composizione, debolucci assai. Ora, considerando che il Balletto, dopo
YS, non riuscì più a produrre alcunché di buono, sciogliendosi poco dopo, e tenendo altresì conto del basso profilo della successiva carriera solistica di Leone, è assai difficile scorgere uno splendente futuro per siffatta nuova avventura, pretestuosa fin dalla riesumazione della gloriosa denominazione: questa è, a tutti gli effetti, la "Gianni Leone Band del 2000": non scomodiamo, per favore, gli antichi fasti. Ed ora, scusate, corro a riascoltarmi, per la centesima volta, YS

Francesco Fabbri - luglio 1999

[ARTICOLI]