I trevigiani Apryl privilegiano un prog romantico che, a dire il vero, in troppi frangenti risulta scarno ed annacquato. Certo la ben poco esaltante produzione del CD non aiuta a scorgere i meriti del gruppo, ma è altrettanto fuor di dubbio che il progetto necessitava di una sostanziale messa a fuoco prima di essere proposto al pubblico. Diciamo subito le cose che non vanno: prima di tutto non convince la voce dell'ospite Leandro Di Giovanna, limitata nell'estensione e monocorde; in secondo luogo i ricami tastieristici di Ermanno Barsè sono abbastanza scolastici, come si rileva ad esempio nei 15 minuti (troppi) di "Hesperia", traccia che talora pare riallacciarsi ai primi Arcansiel ma che è viziata da alcuni assoli balbettanti. Non entusiasma neppure "Tarta-ruga", visti i deboli arrangiamenti solo in parte riscattati da una discreta trama per pianoforte. Il medesimo strumento si fa notare pure in "Nelle vesti di Adìa", ancorché i fantasmi di "Firth Of Fifth" siano dietro l'angolo. In definitiva le cose vanno meglio solo nello strumentale "Ghe-pardo", con un positivo inizio yesseggiante a cui fanno seguito soluzioni armoniche non banali ed una sofisticata rarefazione.
Ciò che rimane al termine dell'ascolto è dunque un senso di incompiutezza: alla band per ora manca quel
quid in più che, in prospettiva, possa preludere a traguardi gratificanti dal punto di vista artistico. Con una maggiore esperienza sarà allora il caso di sviluppare meglio i singoli temi evitando quella frammentarietà che, qui, pare davvero indice di una certa confusione (vedi il titolo...) di intenti.
Contatti:
http://apryl.supereva.it.

Francesco Fabbri - ottobre 2002

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