VIII: Mazzin - Val d'Udai - Passo di Dona - Mantello -
Rifugio Antermoia - Lago Antermoia e ritorno
(a piedi)

Il Lago Antermoia

Ci avviciniamo a Ferragosto e l'Italia è nella morsa del caldo torrido. Sembrerà strano, ma anche in montagna le temperature sono notevoli, specie a mezzogiorno e nel primo pomeriggio, e questa gita risulta dunque una delle più faticose. La Val d'Udai, situata nella media Valle di Fassa, è stretta e molto ripida, ma non per questo priva di fascino. Circa alla sua metà si osserva poi una pittoresca cascata, che fa un salto considerevole su un tratto roccioso verticale. Nella parte alta della valle il sentiero si fa sempre più incassato e scosceso, oltretutto l'esposizione è al sole e il caldo vi ristagna, togliendo il fiato all'escursionista. Arrivato in un paio d'ore scarse alle belle praterie di Camerloi, vedo però che per il Passo di Dona ci vuole ancora circa un'ora: a causa della quota non vi sono più alberi alla cui ombra chiedere refrigerio, pertanto affronto con calma quest'ultimo tratto pietroso. Al Passo di Dona trovo un po' troppa gente per i miei gusti, e opto così per andare in cima al vicino Mantello. Lo raggiungo, e sono a quota 2566: ho già 1200 metri di dislivello nelle gambe! Ampia e doverosa pausa per riposarmi e per... tacitare lo stomaco, dopodiché scendo nella caratteristica conca dell'Antermoia, nel cuore del gruppo del Catinaccio. Tutt'intorno solo roccia; nel mezzo lo stupendo lago, nelle cui acque i nevai in scioglimento si riflettono con cangianti colori. Immergo le mani e i polsi, mi bagno la faccia per rinfrescarmi, ma... sorpresa: l'acqua, almeno ai bordi, è quasi calda - e siamo a poco meno di 2500 metri! Alcuni idioti (non so come altrimenti definirli) si azzardano a fare il bagno, ma osano un po' troppo, e li sento imprecare a gran voce per il freddo. Dopo un po' riprendo a ritroso il cammino. Ben presto capisco che la mia riserva d'acqua è insufficiente, così chiedo a degli operai che stanno costruendo una baita a Camerloi dove posso trovare da bere. "Guarda, c'è lì una sorgente" mi dicono loro. "E' acqua buona? E' quella che bevete voi di solito?" chiedo. "Sì sì... a parte che noi di acqua ne beviamo ben poca... noi beviamo vino!". E grandi sghignazzate di tutti i presenti. Io però, refrattario agli alcolici, mi dirigo subito verso la sorgente e mi "scolo" due litri senza quasi prendere fiato; poi riempio nuovamente la borraccia e scendo verso Mazzin senza ulteriori difficoltà.

[Dolomiti 2001]