Per la serie "underground più profondo" (visto anche il tema trattato), ecco a noi quest'opera rock composta ed eseguita da Albert "Al-Bird" Khalmurzayev, tastierista della band uzbeca (!) X Religion. Il lavoro è peraltro uscito sotto la prestigiosa egida della Musea, e la label transalpina non ha preso un abbaglio, dato il discreto livello medio raggiunto dal disco.
Fin dalla copertina, che riporta un quadro di Gustave Dore e sulla quale è apposto il sottotitolo
Progressive Symphonic Poem, non vi sono molti dubbi in merito a quello che andremo ad ascoltare: un'unica, elaborata suite di circa 50 minuti dalla forte enfasi drammatica. Salvo alcuni vocalizzi maschili e femminili disseminati qua e là, si permane in un ambito esclusivamente strumentale, e a menar le danze il buon Al-Bird è coadiuvato dai suoi compagni di gruppo Vitaly Menshikov (basso, chitarra elettrica e acustica) e Val Vorobiov (batteria elettronica). Stilisticamente piuttosto sfaccettata, l'opera "Sodom & Gomorra XXI" è suddivisa in venti parti accomunate dalla tragica teatralità che pervade il tutto. I vari momenti musicali che si susseguono non sono quasi mai accozzati l'uno all'altro con malagrazia, ma risultano appunto funzionali all'economia globale del lavoro. L'attenzione prestata alla cura dei suoni - forse troppo moderni per taluni - e lo stesso modulo compositivo richiamano dappresso l'Alan Parsons Project di "Tales of Mystery and Imagination" o "Pyramid", ovviamente con i dovuti distinguo e riattualizzazioni. Circa i singoli frammenti, estrapolarli dal contesto ed esaminarli separatamente può sapere di forzatura, ma è necessario per fornire ulteriori coordinate. Ed allora segnalo le lunghe, pinkfloydiane note di organo di "Lot-I/The Wife-I/Angels", in cui pare di sentire un estratto da "The Wall": bello il pianoforte e il successivo 'ripieno' orchestrale. Veloce ed aggressiva "The Capture", come anche la parossistica "Folly of the Mob", mentre coglie emotivamente nel segno il duetto basso-organo di "Black Feast-I". Pur non essendo questo un disco di vero dark, alcuni passaggi si segnalano in tal senso: l'incubica e stralunata "The Orgy", che si riallaccia a Balletto di Bronzo e Maschera di Cera; il sinistro crescendo della lugubre litania "Blind Man/The Wife's Prayer", ed infine le stranianti sovrapposizioni di pezzi di artisti morti (Monroe, Hendrix, Mercury e altri) in "Procession of the Dead Stars".
L'unico aspetto su cui mi sembra oggettivo che si perdano dei punti è l'utilizzo della ritmica computerizzata; inoltre dell'opera esiste una versione scenica: l'assistervi renderebbe presumibilmente più netto e compiuto il significato di questo CD, che comunque, sia chiaro, anche così ha una sua dignità.

Francesco Fabbri - gennaio 2003

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