Esiste, nel mondo musicale, una corrente importante che troppo spesso rimane in una dimensione 'carbonara' a causa del colpevole ostracismo riservatole dai soliti media ottusi e conformisti, i quali pensano ancora che si debba identificare un certo ambito nei tri(s)ti stereotipi costituiti da sesso, alcool, droga e satanassi à gogo. Alludo, lo si sarà capito, al fenomeno del rock cristiano. E' pur vero che alcune sue estrinsecazioni hanno talora lasciato perplessi per la loro ambiguità, vedi l'esplosione del christian-metal di Stryper & affini negli Stati Uniti proprio nel corso di quegli eighties in cui la presenza del Parents Music Resource Center di Mrs. Tipper Gore era particolarmente forte.
Venendo agli accadimenti di casa nostra, fin dagli anni '60 e '70 si è prodotta musica di rilevante fattura contenente testi religiosi. In tal senso la galassia Gen, pur altamente invisa a molti 'bacchettoni alla rovescia', ha generato diversi progetti ben concepiti ed eseguiti da parte di musicisti preparati: Gen Rosso, Gen Verde, e soprattutto - in un'ottica progressive rock - Genfuoco meritano un ascolto attento da parte di chiunque sia capace di gettar via i propri paraocchi e pregiudizi. Taluni, poi, ricorderanno senz'altro le esibizioni di Giuseppe Cionfoli al Festival di Sanremo ('82, '83, '94): pur senza un consistente riscontro di pubblico, ciò ha perlomeno consentito di sdoganare il cantautorato religioso anche in un contesto 'secolarizzato'.
Inserire Agnese Ginocchio in questo quadro è filologicamente corretto? In parte sì: non v'è dubbio che nei moduli espressivi della musicista campana si rinvengano elementi legati al passato; tuttavia la sua figura presenta non poche peculiarità che la rendono particolare e originale. Ho avuto la fortuna di incontrarla personalmente a casa sua, nel centro del caratteristico borgo romano di Alife, in provincia di Caserta. Il salotto è una specie di mausoleo dove campeggiano varie immagini religiose; accanto a queste sfavillano le vivaci tinte dell'arcobaleno della Pace, vedi la grande bandiera posta a mo' di copridivano. Coerentemente con le proprie inclinazioni, anche il modo stesso di vestire di Agnese testimonia il suo impegno: e così l'
all-white look (agli appassionati del rock d'antan non possono non venire in mente gli Angel!) è ravvivato da una sciarpa coi colori dell'iride. Agnese è piccola e minuta, ma dotata di una forte, magnetica personalità, di un carattere in cui si compenetrano dolcezza e risolutezza, il tutto sotto l'egida di una Fede profondamente sentita e compartecipata in modo attivo e militante, per nulla bigotto. Mi bastano pochi minuti per entrarci in perfetta sintonia, e per restare coinvolto nell'entusiasmo con cui descrive il suo percorso di musica e di vita. E così vengo a sapere che la "via di Damasco" ha per Agnese una data precisa: 15 febbraio 2003, giornata mondiale contro la guerra. Non che prima, ovvio, lei non avesse in sé certi valori; da allora, però, è stata totale la consacrazione della sua attività di cantautrice a favore della pace, della nonviolenza, contro le mafie, lo sfruttamento dell'ambiente, la sempre maggiore emarginazione dei paesi poveri perpetrata da quelli ricchi. Benché il suo curriculum annoveri partecipazioni vincenti a concorsi e anche passaggi della sua musica in RAI e Mediaset, il modo prevalente per estrinsecare note e idee è ora quello delle marce per la Pace, idealmente a fianco di persone come Gino Strada o Padre Alex Zanotelli.

Per libera scelta, dunque, non c'è alcuna major nel futuro prossimo di Agnese Ginocchio. Quello che mi ha consegnato è un CD dimostrativo e autoprodotto, intitolato "Fermiamo la Guerra" e contenente undici brani che coprono vari anni del suo cantautorato. La qualità sonora è più che buona e aiuta ad apprezzare le qualità compositive e interpretative di Agnese. I testi, com'è ovvio, rivestono un'importanza strategica; nondimeno l'aspetto musicale è ben curato, merito anche degli eccellenti arrangiamenti rock del maestro Niki Saggiomo, figura di spicco nel panorama della musica cristiana. Accostamenti vari ed eventuali? Beh, solo alla lontana si potrebbero citare i Nomadi per il gusto di certe sonorità vintage che vedremo; per l'aspetto più propriamente cantautorale mi sono sovvenuti alcuni nomi 'di nicchia' degli anni '70 quali Enzo Capuano e Franco Maria Giannini. Veramente particolare è la voce di Agnese, profonda, ben impostata, con ricchi armonici sul registro acuto. Mi sembra improprio l'accostamento con la più 'classica' Joan Baez; tenterei invece il paragone con Joni Mitchell, Patti Smith o anche Janis Joplin; se si vuol guardare al nostro paese, non è un'eresia descriverla come una Lalli (la ex-Franti, oggi affermata cantautrice alternativa) più duttile e 'pulita'.
"I Poveri non Possono Aspettare" ha un gusto
folkish poi trasfigurato in appropriate corposità, che si fanno hardeggianti in "C'è un Bisogno di Cambiare": la chitarra distorta coinvolge Agnese in un'interpretazione urgente e grintosa. Tale formula trova una messa a punto addirittura migliore in  "Pappagalli Verdi": si può parlare di pace urlando la propria rabbia, per smuovere le coscienze intorpidite delle masse. Segue un trittico in cui il delizioso sound dell'Hammond piacerà agli amanti del buon vecchio rock progressivo: l'anthemica title-track racchiude un interessante assolo di piano, come anche "Bandiere di Pace", con un refrain dalla contagiosa bellezza. Pongo tuttavia sul gradino più alto "Dimmi Come sarà il Domani", che trasuda gioia e speranza per l'avvenire... Splendida fino alle lacrime! Sfumature black-gospel, naturali per Agnese, nella drammatica "No nel Nome Pace". Nella seconda parte del CD segnalo poi "Gente del 2000", ottimo esempio di AOR cantato in italiano, con un azzeccato tappeto di chitarre elettriche, e la bella trama melodica di "Libero Giovane".
Dall'ascolto del CD e dalla conoscenza diretta è dunque emersa una donna autentica, sincera e anche coraggiosa, perché nell'egoistico mondo odierno non è facile resistere a certe lusinghe del 'vivere comune'. In particolar modo per Agnese è imprescindibile il valore dell'amicizia e dei rapporti interpersonali in genere, e ciò è fatto senza l'ipocrisia di un tornaconto più o meno immediato. Siamo dunque fortunatamente lontani dagli strombazzati inni di tanti falsi profeti, vedi gli U2, a parole paladini dell'equità sociale ma poi condannati per evasione fiscale, o ancora Ligabue-Jovanotti-Pelù (difficile scegliere il peggiore dei tre!), ipocriti nel declamare "Il Mio Nome è Mai Più", contro la guerra, ma con le saccocce strabordanti di rassicurante vil pecunia... No, Agnese Ginocchio è di tutt'altra pasta: contattatela dunque attraverso il suo variopinto sito e richiedete il suo disco. Vedrete che ne rimarrete soddisfatti!

Francesco Fabbri - febbraio 2007

Prosegue incessante e infaticabile l'operato socio-musicale di Agnese Ginocchio, sempre attenta alle problematiche grandi e piccole che investono l'uomo nel suo rapporto coi propri simili e con l'ambiente: in definitiva con la propria coscienza e moralità.
E' stata purtroppo cronaca quotidiana, da parecchi mesi a questa parte, la drammatica emergenza rifiuti in cui versa la Campania: problema di immani dimensioni sul quale anche il sottoscritto ha detto la sua (vedi il portale
Alto Casertano - Matesino & dintorni). Costante la presenza della Ginocchio in tutte le manifestazioni, dove ha fatto sentire con civiltà, ma anche con dura e coerente fermezza, il proprio punto di vista, venendo pure intervistata da  Mediaset per un servizio su una discarica abusiva in località Totari.
Entrando ora nel merito più strettamente musicale, sulla questione Agnese ha concepito la traccia "
Fermate il mostro": è ancora un provino per voce e tastiere, nondimeno vi vengono confermate le sue ottime intuizioni a livello compositivo e la sua urgenza interpretativa. Insolite le inclinazioni funky-rap, mentre il parossismo del refrain ben si adatta alla tematica; assai azzeccato anche l'uso del viscerale Hammond.

Fotogramma tratto dal video "Tutti i diritti" (cliccare sull'immagine)

Dal particolare legato alla sua terra d'origine, la Ginocchio punta poi al generale alzando lo sguardo fino ad abbracciare l'intera umanità, in un atto d'amore che si fa grido di rivendicazione circa la dignità di ogni persona vivente sulla Terra. Questa la summa del messaggio racchiuso nel notevole videoclip "Tutti i diritti umani di (e per) tutti gli uomini", dedicato al 60° anniversario della dichiarazione della carta universale dei diritti umani. Si tratta di un pezzo impregnato di folk ma che vira verso quell'ambito black che ben si adatta alle caratteristiche vocali di Agnese, che comprendono grinta e melodia; esemplari, come di consueto, gli arrangiamenti di Niky Saggiomo. La parte video, curata da Marino Cataudo, è di forte impatto, unendo collages fotografici a riprese originali in luoghi volutamente degradati. Il tutto non sfigurerebbe affatto in rotazione su MTV, ma dubito che ad Agnese Ginocchio possa interessare quel genere di ribalta... Attendiamo dunque le prossime mosse di questa che è riduttivo definire 'cantautrice', fiera com'è della propria autonomia espressiva, dentro e fuori il mondo delle sette note.

Francesco Fabbri - giugno 2008

Agnese Ginocchio (al centro) e Padre Alex Zanotelli (a destra).
Fotogramma tratto dal video "Canto per l'acqua" (cliccare sull'immagine)

Nell'ultimo periodo, l'azione musicale (e sociale) di Agnese Ginocchio pare essersi rivolta verso la composizione di singole tracce che, corredate da immagini, vengono poi pubblicate su YouTube. Tale modalità è da ritenersi intelligente e opportuna allo scopo di dare ampia risonanza, in tempo reale, all'urgenza espressiva che da sempre caratterizza l'artista campana. E allora passiamo in rassegna queste novità, tutte interessanti e degne di nota.
"
Salviamo la Terra", dedicata alla Giornata Mondiale della Terra 2010, presenta inizialmente un incedere rap già sperimentato, per certi versi, in "Fermate il mostro"; il prosieguo si segnala invece per un'accorata coralità, con quelle sfumature gospel che ben si adattano alla particolare timbrica di Agnese. Bello e incisivo il video. Eravamo, come detto, nel 2010, non c'era ancora stato il terremoto in Giappone e, nella fattispecie, il disastro di Fukushima, eppure qui c'era già un deciso "no al nucleare" che, alla prova dei fatti, s'è rivelato quantomai profetico…
Conoscevamo "
Sono loro il futuro del mondo", perché compresa nella compilation "Cosa diamo al mondo", ma si riascolta volentieri e si riapprezza l'istinto ribelle del testo, inserito in una bella track dalle sfumature bluegrass e soft-rock. Le immagini che accompagnano la musica sono talvolta shockanti, ma la scelta si imponeva per un adeguato richiamo all'argomento dell'infanzia calpestata, violata, o anche solo dimenticata nell'indifferenza.
Tutto ciò è ancora nulla, a paragone delle atrocità perpetrate nei campi di concentramento nazisti, puntualmente rievocate in "
Shalom Auschwitz" (dedicata alla Giornata della Memoria 2011). Qui l'urlo della Ginocchio si fa pressante, volutamente sopra le righe, quasi a voler significare "mai più simili orrori"!
"
L'Italia che vorrei…" è invece il personale contributo di Agnese alla ricorrenza del 150° anno dell'Unità d'Italia. E' un'altra bella composizione col classico sottofondo di un Hammond vintage, mentre davanti agli occhi scorrono le figure storiche del nostro paese, impegnate nel nome della 'pura' politica e della legalità: da La Pira a De Gasperi, da Falcone a Borsellino, non si può non pensare che, oggi, le cose sono un tantino cambiate… "Dèstati Italia" è infatti il refrain che chiude appropriatamente il pezzo.
Uno dei temi cari alla Ginocchio è affrontato nel "
Canto per l'acqua". I toni si fanno più distesi ed elegiaci, e gli arrangiamenti dell'ottimo Niki Saggiomo si rivolgono alla musica antica e rinascimentale. E' un inno alla vita (perché l'acqua è vita), e alla difesa di un patrimonio comune che i soliti furbi e prepotenti hanno pensato bene di privatizzare.
L'invito che ovviamente vi faccio è di ascoltare e vedere ogni singolo pezzo citato, e di tenere sempre sott'occhio il canale YouTube
Altrainformazione. Ne scoprirete certo delle belle.
Contatti:
www.agneseginocchio.it.

Francesco Fabbri - aprile 2011

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